Racconti simbolici o improvvisazioni sinaptiche, i sogni sono un mistero che parla di noi: realtà irreali, private e profondissime. «Ogni sogno ha [...] un ombelico attraverso il quale è congiunto all'ignoto», scriveva Freud più di un secolo fa. Da questo ombelico misterioso, che dà il titolo al suo libro, Vittorio Lingiardi inizia un viaggio onirico e poetico tra divinazione, psicoanalisi e neuroscienze. Perché «la verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni». Non sappiamo a cosa servono, ma servono; e non resistiamo al bisogno di raccontarli. Sarà che siamo fatti della loro sostanza.
L'apprendista terapeuta è un importante strumento di lavoro per la formazione di psicoanalisti e psicoterapeuti, in particolare quelli che operano nei Servizi pubblici. Senza assumere gli stilemi di un manuale o di un trattato, Pellizzari illustra, a chi si accinge a praticare la psicoterapia, una disposizione, un atteggiamento emotivo, un modo di mettersi in relazione che sono caratteristici di questo "mestiere". Concependo la psicoanalisi non come una religione che deve difendere la purezza delle sue procedure e dei suoi dogmi, ma come un metodo la cui fecondità è ancora da esplorare, l'apprendista terapeuta trova una rinnovata pratica psicoanalitica rivolta all'ampia utenza che viene oggi accolta nelle istituzioni (asili, orfanotrofi, ospedali psichiatrici, carceri, comunità educative e terapeutiche). Pellizzari mostra quanto oggi la psicoanalisi possa trovare nuova vitalità, abbandonando le ansie di validazione e di confronto con le altre scienze, e recuperando quell'"artigianato terapeutico" stimolato dalle necessità sociali del territorio, sotto la spinta dei grandi cambiamenti nella cultura e nelle abitudini delle persone.
Con lo stile appassionante che la contraddistingue, Galit Atlas esplora ciò che è noto e ciò che è sconosciuto, i fantasmi e i demoni, la sessualità e i desideri carnali, analizzando gli aspetti enigmatici di svariati ambiti: desideri insoddisfatti, desiderio femminile, inibizione sessuale, gravidanza, genitorialità e creatività. All'inizio di ogni capitolo, la narrazione di un caso clinico esemplifica i desideri del paziente e quelli dell'analista, lasciando scorgere i modi in cui questi emergono e interagiscono nel dialogo.
Gli autori prestano grande attenzione a due flussi comunicativi messi spesso in ombra dal linguaggio: quello delle emozioni e quello del corpo. Fin dagli albori della terapia sistemica alcuni pionieri utilizzavano stimoli attivi in seduta per far emergere le informazioni nascoste dalle parole. Partendo da questo approccio, Fino e Penna hanno fatto confluire nella loro clinica altri stimoli interattivi, elaborati nell'ambito della psicotraumatologia e delle neuroscienze, per promuovere una connessione profonda tra le coppie e un'integrazione tra i piani cognitivi, emotivi e corporei. Il processo di cambiamento viene accelerato anche grazie alla profondità del livello di consapevolezza, tramite una conduzione che passa agilmente da un piano comunicativo all'altro. Un libro incentrato sull'azione terapeutica e sull'attivazione delle coppie durante le sedute e che si snoda seguendo le varie fasi del percorso terapeutico, mantenendo sullo sfondo un solido, ma non ingombrante, riferimento teorico.
Il presente Trattato delle garanzie nelle comunicazioni si propone di dotare professionisti e studiosi di uno strumento sistematico che raccoglie tutta la disciplina rientrante nel perimetro operativo dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), quindi le sue molteplici competenze, analizzate alla luce delle rilevanti novità normative europee e nazionali e dei più recenti orientamenti giurisprudenziali e dottrinali. Nell'alveo di un profondo ripensamento degli equilibri istituzionali, l'AGCOM è chiamata a confermare la sua capacità di interpretare al meglio la posizione di terzietà e di autorevolezza tecnica, assicurando la corretta competizione degli operatori nei settori vigilati (dalle comunicazioni elettroniche all'audiovisivo, dall'editoria ai servizi postali, sino alle piattaforme on line), nonché a garantire alcuni diritti e libertà fondamentali (tra cui il pluralismo all'accesso, la tutela dei minori e dei consumatori). Inoltre l'Autorità deve fronteggiare la sfida dell'innovazione, per tenere il passo dell'evoluzione tecnologica e del tecnicismo dei settori vigilati. Il Trattato offre un quadro completo del contesto normativo e regolamentare di riferimento, che ha subito di recente notevoli mutamenti, tra cui il recepimento del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, quindi, della nuova direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (attraverso il nuovo TUSMA) e della direttiva Copyright, il varo del Digital Services Package, comprendente i nuovi regolamenti europei destinati a regolare i servizi e i mercati digitali, ovvero il Digital Services Act (DSA, Reg. UE 2022/2065), il Digital Markets Act (DMA, Reg. UE 2022/1925), nonché del Data Governance Act (DGA, Regolamento (UE) 2022/868). In tale ottica, l'Opera si articola in tredici parti: Parte I, di carattere generale sulle comunicazioni nell'ordinamento europeo e nazionale; Parte II, dedicata all'analisi delle funzioni AGCOM in relazione ai mercati, tra cui quello delle comunicazioni elettroniche, nonché i mercati media; Parte III, sulle questioni connesse alle reti; Parti IV e V, che si concentrano sui servizi media e servizi postali; Parte VI, sul data valuation e della regolazione dei settori digitali; Parte VII, focalizzata sugli strumenti a tutela dei consumatori; Parte VIII relativa al diritto d'autore; Parte IX, sui profili concernenti il sindacato giurisdizionale; Parte X, dedicata alla disciplina del golden power; Parte XI, incentrata sulla privacy, in particolare sul Reg. UE E-Privacy; Parti XII e XIII sugli oneri al funzionamento di AGCOM e Registro unico degli operatori di comunicazione. Completa l'opera un Indice analitico dettagliato, al fine di orientarsi e rintracciare agevolmente l'argomento di specifico interesse all'interno di una trama così complessa.
L'opera raccoglie le massime relative ad ogni articolo del Codice Civile e per tale motivo è ammessa in sede di esame di abilitazione alle professioni forensi. Le suddette pronunce sono selezionate e ordinate con una tale cura da diventare un vero e proprio commento ragionato, in pieno e consueto stile 'Breviaria Iuris". I commenti sono suddivisi in 'paragrafi' (elencati nel sommario inserito subito dopo il testo normativo) che danno immediata raffigurazione degli orientamenti giurisprudenziali attraverso l'individuazione dei "temi" più importanti e specifici che sono poi sviluppati nel commento a seguire (su doppia colonna). Ognuno di questi "temi" è composto da più unità di commento, visibili con un pallino nero numerato. La singola unità di commento è formata da una o anche più massime, sempre indicate con gli estremi di anno e numero (es. 05/12345), che grazie alla precisione e cura con cui sono ordinate aiutano il candidato nel ragionamento. All'interno di tali commenti è fatto uso di segni grafici assai importanti per velocizzare la ricerca e la comprensione: l'indicazione dei contrasti, delle pronunce delle Sezioni Unite, nonché, per un'agevolata lettura delle decisioni che conduca ad un rapido esame del loro contenuto, si è fatto ricorso ai consueti accorgimenti espressivi, i c.d. neretti orientativi, messi con attenzione sulle parole-chiave in modo tale da riproporre un periodo di senso compiuto. In tutto il commento al Codice Civile è contenuta un'accurata selezione della giurisprudenza, provvedendo alla sostituzione della 'vecchia' con quella più recente. Gli autori hanno tenuto conto di tutte le novità normative che hanno modificato gli articoli del Codice Civile. In tali casi, laddove siano intervenute modifiche legislative, sarà presente il primissimo paragrafo di commento intitolato "Modifiche legislative" che darà conto delle nuove disposizioni entrate in vigore.
L'idea di dare vita a un trattato di diritto costituzionale muove dalla considerazione di un vuoto significativo nel panorama editoriale italiano, passato e presente, dato dalla mancanza di una trattazione della nostra comune disciplina, che sia, ad un tempo, sistematica, scientificamente rigorosa e destinata ad un ampio pubblico di lettori (...)
La speciale disciplina del procedimento davanti al giudice di pace - contenuta nel Titolo II del Libro I del codice ed oggetto di questo volume del Commentario - delinea un rito fortemente ispirato ai principi di oralità e concentrazione, e soprattutto molto semplificato rispetto a quello che regola il processo ordinario di cognizione che si svolge dinanzi al tribunale. Come affermato dalla Corte costituzionale, il procedimento davanti al giudice di pace è anzi connotato dalla «massima semplificazione delle forme», e per esso il legislatore ha dettato una disciplina del tutto peculiare, in ragione della «diversità ontologica» di tale rito rispetto a quello ordinario. Detta semplificazione risponde in primo luogo alle esigenze proprie dell'amministrazione della c.d. «giustizia minore», tradizionalmente affidata al giudice onorario. Basti pensare al contenuto semplificato dell'atto introduttivo, alla possibilità di proporre la domanda anche verbalmente, o alla libertà di forme prevista per la costituzione in giudizio: sono questi esempi di disposizioni ereditate dal giudice conciliatore, volte a rendere effettiva la facoltà per le parti di stare in giudizio senza il patrocinio di un difensore. In realtà, l'ambito delle competenze civili attribuite al giudice di pace supera di gran lunga i confini della giustizia minore; non per questo, però, può trascurarsi l'importanza di una normativa processuale adeguata alle controversie di modesta entità: tale cioè da assicurare anche agli small claims un'effettiva possibilità di accesso alla giurisdizione, senza che possa in contrario invocarsi l'alibi rappresentato dalle procedure di ADR. Prendendo le mosse da queste considerazioni, il volume analizza tutte le fasi del giudizio davanti al giudice di pace, affrontando i numerosi problemi applicativi originati da una disciplina assai scarna e spesso bisognosa di essere integrata attraverso le norme del processo ordinario. Particolare attenzione è inoltre rivolta al più generale quadro evolutivo della materia, ovvero alle novità introdotte sia dalla riforma della magistratura onoraria, sia dalla recente legge delega 206/2021, di riforma del processo civile.
"La piccola conformista" è un romanzo quasi completamente affidato alla voce di un personaggio. Basta sfogliare qualche pagina, leggere le prime righe, ed eccola lì l'eroina della storia, Esther Dahan. Comica, senza freni inibitori, tagliente, forse indimenticabile. Esther è una bambina intimamente conservatrice, si autodefinisce «di destra» e si è trovata a crescere in una famiglia di sinistra negli anni Settanta a Marsiglia. Da irriducibile reazionaria sogna l'ordine, il rispetto delle regole, i «vestitini blu» delle brave ragazze cattoliche, desidera una vita inquadrata dalla normalità. In casa sua, a parte lei, tutti sono eccentrici, girano nudi, si lanciano piatti quando litigano, rifuggono regole e comportamenti conformisti, perbenisti, benpensanti. La madre, atea, anticapitalista e sessantottina, lavora come segretaria al municipio. Il padre è un ebreo francese nato in Algeria, ed esorcizza l'ansia di un prossimo olocausto stilando liste maniacali di compiti da svolgere. Si aggiungono poi un fratello minore iperattivo e i nonni paterni, che vivono nel ricordo nostalgico del glorioso passato nell'Algeria francese e trascorrono le giornate giocando alla roulette con i ceci, che serviranno poi a cucinare il cuscus domenicale. L'esistenza di Esther subisce una svolta quando i genitori, imprigionati nelle loro contraddizioni, decidono inspiegabilmente di mandarla in pasto al nemico, ossia in una scuola cattolica nel quartiere più borghese di tutta Marsiglia. Esther trova forse il suo paradiso personale, osserva e riflette sullo stile di vita dei genitori, dei nonni, delle compagne così diverse da lei, fin quando un segreto custodito a lungo metterà tutto in discussione. La comicità può raccontare anche gli aspetti più oscuri degli individui, l'ironia e la lucidità possono sondare il mistero della felicità e del dolore. In questo romanzo il desiderio di voler essere come tutti gli altri fa esplodere ogni logica parentale e ogni lessico familiare, e la quotidiana follia e normalità di una famiglia diventano lo strumento di un'appassionata ricerca di vita e di verità, con un sorriso a rischiarare il buio.
Oltre al suo lavoro di poliziotto, l'agente capo James O'Connor non ha molto altro da perdere: sua moglie è morta e lui ha dovuto lasciare Dublino per fuggire dal dolore e dalla dipendenza dall'alcol. Ora è un irlandese al servizio degli inglesi, e questo significa convivere con il disprezzo dei colleghi e la tirannia dei superiori. E significa anche indagare tra i suoi connazionali. O'Connor può infatti contare su una rete di informatori fidati all'interno della Fratellanza feniana, la società segreta determinata a rovesciare il dominio britannico. Dopo l'impiccagione di tre feniani accusati di aver ucciso un poliziotto, in città la tensione tra inglesi e irlandesi sale ogni giorno di più. E la situazione precipita con l'arrivo di Stephen Doyle, uno spietato ex soldato appena sbarcato da New York. Doyle è partito dall'Irlanda tanti anni prima, ma le è sempre rimasto fedele ed è disposto a tutto per difendere la causa feniana. Anche a uccidere. A fare per primo le spese della sua sete di violenza è Thomas Flanagan, un giovane informatore. Il ragazzo viene brutalmente giustiziato e la caccia a Doyle diventa una questione privata per il detective. Quando poi Michael Sullivan, il suo nipote ventenne appena arrivato dagli Stati Uniti, viene reclutato dalla polizia per infiltrarsi nella Fratellanza, il destino di O'Connor si stringe a quello di Doyle in un inestricabile nodo di vendetta e morte...
Il passato del detective Dane Kirby è popolato di fantasmi: ha perso moglie e figlia in un incidente che non riesce a perdonarsi, e a distanza di anni fatica a rimettersi in sesto. Quando l'Fbi inizia a indagare sulla morte di Arnie Blackwell, un criminale con il vizio del gioco brutalmente assassinato in Florida, Dane viene chiamato ad affiancare l'agente Roselita Velasquez, che non sembra gradire l'intrusione del nuovo collega. Eppure Dane è l'uomo chiave per il caso: tutti gli indizi portano a un grande combattimento di galli organizzato a Hard Cash Valley, in Georgia del Nord, e solo lui, con l'aiuto degli amici di sempre, sa aggirare le tacite norme che regolano i territori di Bull Mountain. Quando al delitto si aggiunge la scomparsa di William, il fratellino di Arnie, affetto dalla sindrome di Asperger, Dane e Roselita iniziano un'impietosa caccia all'uomo, tra agenti corrotti e killer senza scrupoli. Dopo "Bull Mountain" e "Come leoni", Brian Panowich torna con un romanzo costruito come un'incalzante corsa contro il tempo; e ci consegna un nuovo protagonista, disposto ad affrontare i suoi demoni in nome dell'amore e di una giustizia non dettata dalle leggi, ma da un più potente ideale di umanità e fiducia.
Giulia Ricci è una donna in carriera, una carriera che sta per finire. Messa all'angolo da un capo ottuso, decide finalmente di mollare tutto e andare contro quella corrente che giorno dopo giorno sembra trascinarla sempre più lontano da quel che davvero sente dentro di sé. Inaspettata, la vacanza in barca in una piccola isola del Tirreno le offre un'occasione per ricominciare, lasciandosi affascinare da quel piccolo angolo di paradiso per coltivare la passione per il mare e la subacquea. Finché, durante un'immersione, il ritrovamento casuale di un misterioso relitto non minaccerà di sconvolgere il suo nuovo fragile equilibrio, catapultandola d'improvviso in una caccia al tesoro senza fiato, nella quale dovrà fare i conti con uomini disposti a tutto e interessi molto più grandi di lei. E Giulia, affiancata da un'indimenticabile squadra di amici, nel desiderio di trovare finalmente la propria onda non potrà che accettare la sfida, provando a risolvere quell'enigma di secoli fa, sepolto forse per sempre sott'acqua.
Huckleberry Finn è diventato grande; ha abbandonato da tempo la vita civile vissuta da ragazzo e insieme a Tom Sawyer si è avventurato nel Far West, dove le regole non esistono. Insieme, cavalcano sulle rotte del Pony Express, mentre attorno a loro divampa la Guerra di secessione. Ma ben presto Tom capisce di non voler fuggire dalla civiltà: sposa la sua antica fidanzata Becky Thatcher e torna a Est per inseguire potere e successo. Huck rimane solo: doma cavalli selvaggi, guida carovane di fanatici religiosi, diventa amico dell'indiano Eeteh che gli racconta le storie dei Grandi Spiriti. Sotto i suoi occhi, l'America moderna nasce e si impone con la violenza e con l'inganno, pagando il progresso con il sangue dei nativi e dei neri, non più schiavi ma non ancora liberi. Robert Coover si confronta con una figura chiave della letteratura mondiale: Huck è disincantato ma ancora innocente, affronta la vita senza pregiudizi e senza filtri. Al contrario di Tom, che conosce il potere e ne ha imparato ogni astuzia, vede la verità oltre le parole e porta alla luce le profonde contraddizioni del sogno americano. Denso di poesia, esilarante e a tratti crudele, "Huck Finn nel West" è un romanzo d'avventura e insieme la storia stessa dell'America contemporanea; e parla a quella parte di noi che si nutre di miti, che li inventa continuamente, e attraverso la narrazione riscopre e plasma la propria vita.
Nata su una barca, con la particolarità di avere sei dita per zampa, separata molto presto dal resto della cucciolata, questa piccola gatta è un dono del capitano Stanley al suo buon amico Ernest. Lui, da quel giorno, dalla sua piccola Biancaneve - l'ormai celebre Snow White - non si separa quasi mai, la porta persino a pesca. E lei è l'unica ad avere il privilegio di entrare nel suo studio mentre lavora alla macchina da scrivere. Vorrebbe addirittura portarla con sé nei suoi viaggi, ma la gatta preferisce aspettarne il ritorno e intanto andare al porto a cercare il resto della famiglia di cui sente la mancanza. Dopo mesi, al ritorno dal suo lungo giro per il mondo, c'è una vera sorpresa per Biancaneve... Una storia così bella da meritare di essere vera. Età di lettura: da 6 anni.
Il piccolo Luigi è nato in Calabria, terzo figlio di una famiglia di poverissimi pescatori. La pancia spesso vuota, ma il cuore pieno di amore per i fratelli e i genitori, Gigino ha sempre saputo di essere il terzo dito della mano, quello più lungo, che deve sostenere tutti gli altri. Per questo a soli sedici anni lascia l'Italia per lavorare. Non è un'esistenza facile quella dell'emigrato, ma un giorno Gigino incontra una donna che riconosce in lui grandi potenzialità, una donna che cambierà la sua vita per sempre e che farà di lui il suo assistente di laboratorio. Quella piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa è Rita Levi Montalcini, una grandissima scienziata che nel 1986, dopo una luminosa carriera universitaria e di ricerca tra gli Stati Uniti e l'Italia, ha vinto il Nobel per la Medicina. La sua è stata una vita straordinaria, e Gigino la racconta dal punto di vista privilegiato di chi l'ha potuta seguire dà vicino, lavorando al fianco della studiosa e accompagnandola attraverso le incredibili scoperte che hanno rivoluzionato il mondo della ricerca scientifica. Ispirandosi a una storia vera, Luigi Garlando dà vita a un romanzo sull'impegno e la forza di volontà che, con la sua delicatezza e poesia, riesce a toccare il cuore di ciascuno di noi. Età di lettura: da 10 anni.
Il piccolo Ulf si perde sempre. Per questo suo padre gli ha proibito di andare a vedere la Grande gara in bicicletta che attraversa la città. Ma una volta rimasto solo a casa, Ulf sfoglia i fumetti dei supereroi e si accorge di avere anche lui una tuta stretta come la loro: il suo pigiama rosso! Basta indossarlo e infilare il caschetto da hockey, ed ecco Super Ulf, il bambino portentoso, capace di sfrecciare in cielo in sella alla sua bici e di vincere ogni sfida. In poche pedalate Super Ulf varca il cancello e si ritrova proprio tra i ciclisti in corsa, allontanandosi sempre più da casa. Riusciranno i suoi superpoteri a evitargli di perdersi come sempre? In una nuova divertente avventura, il piccolo Ulf ricorre a tutta la sua fantasia per scendere a compromessi con il più difficile dei compiti: ubbidire a mamma e papà. Età di lettura: da 7 anni.
C'è una strada un po' inesperta che non sa dove andare. Si piega in grosse curve, salta su ponti alti, si fa stretta e poi si allarga per non disturbare nessuno. Ma poi tutti cominciano a chiederle di andare di qua e di là, di su e di giù e la strada è stremata! Sta per fermarsi, quando incontra un bambino che è proprio come lei. La strada e il piccolo non conoscono ancora la loro direzione, ma adesso possono cercarla insieme. Età di lettura: da 4 anni.
"Non sapevo che i miei ragazzi avessero rischiato di farsi ammazzare nel caso Lapietà. Quando ho scoperto che c'era di mezzo Nonnino, ho capito una cosa: chi non conosce Nonnino non sa di cosa è capace l'essere umano." (Benjamin Malaussène). La tribù Malaussène è tornata.
Tutti lo sanno: Antoine de Saint-Exupéry ha scritto "Il piccolo principe", uno dei romanzi più popolari del mondo. Quello che tutti non sanno è che Antoine, famigliarmente Tonio, è un personaggio che vale da solo una grande storia. Ed è la storia che Romana Petri ha scritto con la febbre e la furia di chi si lascia catturare da un carattere e lo fa suo, anzi lo ruba, tanto che il documento prende più che spesso la forma dell'immaginazione. Orfano di padre, Tonio vive un'infanzia felice nel castello di Saint-Maurice-de-Rémens, amato, celebrato, avviluppato al mostruoso quasi ossessivo amore per la madre; un'infanzia che gli resta incollata all'anima per tutta la vita, fin da quando, straziato, vede morire il fratello più giovane. L'infanzia lo tallona come un destino quando, esaltato, comincia a volare, pilota civile e pilota militare, quando si innamora tanto e tante volte, quando si trasferisce in America, quando scrive, persino quando si schiera e sceglie di combattere per un'idea di Francia che forse è sua e solo sua. Dove sia andato Tonio, non sappiamo, nei cieli in fiamme del 1944. Sappiamo che ci ha lasciato le stelle della notte, il sogno di una meraviglia che non si è mai consumata, il bambino che lui ci invita a riconoscere eterno dentro di noi. Romana Petri costruisce e decostruisce, sgretola le regole della biografia, evoca e racconta amori, amicizie e sgomenti come dettagli di un appetito d'avventura mai sazio, si muove fra le date e dentro la Storia alla sola ricerca del principe che ha sconfitto la notte ed è entrato volando nell'infinito.
È l'anno fatidico 2001. A New York, Harvey Sonnenfeld, agente CIA messo un po' in disparte ma carico di esperienza, ha un'intuizione, una di quelle convinzioni tenaci che non si sa da dove vengano ma che possono essere più radicate di un ragionamento articolato: ci sarà un attentato. «New York conta un bel po' di milioni di abitanti, e nessuno può sapere esattamente quanti stanno preparando un attentato. Loro sono qui e io prima o poi li annuserò». Ingaggia allo scopo un gruppo di persone tanto assurdo quanto efficace. Bobby Fischer, l'unico americano della storia campione mondiale di scacchi, paranoico, ma capace di anticipare un migliaio di mosse; l'immigrato russo Kozlov, un ubriacone, proveniente dall'Afghanistan, ingegnere esperto di ogni tipo di attentato; il professor Koselleck, cacciato dall'università a causa di una condanna per stalkeraggio contro la moglie, il massimo studioso del pianeta di graffiti offensivi e scritte oscene. Intanto un'ombra si aggira, un altro gruppo affaccendato a tessere una rete di contatti; per loro non è il 2001 ma l'anno 1421 dall'Egira. L'improbabile squadra di Harvey Sonnenfeld da un labile indizio scovato in metropolitana e una conversazione captata per caso, dà l'avvio a una corsa contro un tempo immaginario, in cui si profilano minuziosamente terroristi costruiti sull'equivoco. Siamo arrivati a settembre. La fine è nota. Ma il racconto è pieno di tensione e di sorprese, e pervaso dall'ironia di chi, come Alessandro Barbero, sa guardare alla storia con disincanto. E il desiderio di complotti produce le sue conseguenze, mentre la realtà va pericolosamente, indisturbata, per conto suo.
Il racconto si svolge nel corso di un anno nel villaggio medievale di Lapvona, un luogo povero e timorato di Dio che viene perennemente prosciugato dei suoi averi dal signore feudale che vive in cima alla collina. Marek, il figlio storpio, bistrattato e delirante di un pecoraio, non ha mai conosciuto sua madre; suo padre gli ha detto che è morta durante il parto. Una delle poche consolazioni per Marek è il suo legame duraturo con l'ostetrica cieca Ina, che lo ha allattato quando era un bambino, come ha fatto con tanti bambini del villaggio. Ma i doni di Ina vanno oltre all'accudimento dei neonati: possiede una capacità unica di comunicare con il mondo naturale. Il suo dono la trasforma in veicolo di conoscenze sacre. Per alcune persone, la casa di Ina nei boschi fuori dal villaggio è un posto da temere e da evitare, un luogo senza Dio. Tra di loro c'è padre Barnaba, il prete della città e lacchè del depravato signore e governatore Villiam. Il disperato bisogno del popolo di credere che ci sia qualcuno che ha a cuore i suoi interessi è messo a dura prova da Villiam e dal sacerdote, specialmente in questo anno di siccità e carestia eccezionali. Ma quando il destino porta Marek vicino alla famiglia del signore, nuove forze occulte sconvolgono il vecchio ordine. Entro la fine dell'anno, il velo tra cecità e vista, vita e morte, mondo naturale e mondo degli spiriti si rivelerà molto sottile.
Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita. Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo. Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l'Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa. Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto. Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d'amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo. Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull'"inconveniente di essere nati". Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.
Mentre i tedeschi avanzano in Polonia nel 1939, Elisha Pomeranz, piccolo orologiaio ebreo con la passione della matematica e della musica, scappa nella foresta, lasciandosi dietro la bella e intelligente moglie Stefa. Stefa non vede il pericolo arrivare. E persino iscritta al circolo Goethe della cittadina, anzi ne è una delle star! Ma quando la situazione peggiora, prima si chiude in casa, poi finisce in un campo di concentramento e infine si ritrova in Russia, costretta ad accettare di diventare un'agente sovietica. Elisha, dopo aver peregrinato per i boschi europei, essere stato catturato e poi rilasciato, arriva prima in Grecia e poi in Israele, dove va a vivere in un piccolo kibbutz, e silenziosamente si rimette a riparare gli orologi, a cercare la musica nella matematica e la matematica nella musica, quasi incredulo di aver forse trovato un'oasi da cui non deve fuggire. Stefa ed Elisha sognano di rivedersi ma nel frattempo si avvicina un'altra guerra e tutto sembra di nuovo crollare.
La rubrica "Taccuino di un vecchio sporcaccione" debutta sulle riviste underground statunitensi nel maggio del 1967. Cronista di eccezione è Charles Bukowski, che in questa raccolta - estrapolata dalle sue migliori pagine -ci accompagna con la consueta lucidità dissacrante dai rivoluzionari anni sessanta ai disincantati anni ottanta. Gli scenari cambiano ma Bukowski rimane sempre fedele e leale a se stesso.
La quiete della notte tra il 16 e il 17 luglio 1937 viene turbata a Bellano da un grido di donna. Trattasi di Emerita Diachini in Panicarli, che urla «Al ladro! Al ladro!» perché ha visto un'ombra sospetta muoversi tra i muri di via Manzoni. E in effetti un balordo viene poi rocambolescamente acciuffato dalla guardia notturna Romeo Giudici. E Serafino Caiazzi, noto alle cronache del paese per altri piccoli reati finiti in niente soprattutto per le sue incapacità criminali. Chiaro che il ladro è lui, chi altri? Ma al maresciallo Maccadò servono prove, mica bastano le voci di contrada e la fama scalcinata del presunto reo. Ergo, scattano le indagini. Prima cosa, interrogare l'Emerita. Già, una parola, perché la donna spesso non risponde al suono del campanello di casa, mentre invece è molto attivo il suo cane, un bastardino ringhioso e aggressivo che si attacca ai polpacci di qualunque estraneo. E il Maccadò, dei cani, ha una fifa barbina. "A cantare fu il cane" ci offre una delle storie più riuscite di Andrea Vitali. I misteri e le tresche di paese, gli affanni dei carabinieri e le voci che si diffondono incontrollate e senza posa, come le onde del lago, inebriate e golose di ogni curiosità, come quella della principessa eritrea Omosupe, illusionista ed escapologa, principale attrazione del Circo Astra per le sue performance, ma soprattutto per il suo ombelico scandalosamente messo in mostra. E per la quale, così si dice, ha perso la testa un giovanotto scomparso da casa...
Inizi del X secolo. Le forze dei regni di Wessex e Mercia si sono unite per sconfiggere i danesi, ma i regni della Gran Bretagna continuano a essere minacciati dall'instabilità e dalle pressioni dei vichinghi. Quando Aethelred, signore di Mercia, muore senza lasciare eredi, il trono vacante è l'ideale per scatenare rivalità sopite. Mentre l'aristocrazia della Mercia discute della successione e i territori dell'ovest cercano di accampare pretese, nuovi nemici si avvicinano dalle frontiere del Nord. I sassoni avrebbero un disperato bisogno di una guida forte, invece continuano a lottare per un trono abbandonato, rischiando di minare l'unità e la forza che hanno faticosamente costruito. Uhtred di Bebbanburg, il più grande guerriero della Mercia, appoggia Aethel-flaed, la consorte di Aethelred, come legittima erede al trono, perché sa che anche lei crede nel sogno di un unico regno di Inghilterra. Ma i nobili accetteranno che sia una donna a prendere il potere, anche se è la vedova di Aethelred e la sorella del re di Wessex?
La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa, ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma, quando sua madre muore, la Principessa si ritrova "un buco al posto del cuore". Smarrita, prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a "non-fare qualcosa di importante". Grazie a lui, anche la Principessa scopre il valore del "non-fare". E del silenzio, dell'immaginazione, della noia: tutto quello da cui era sempre fuggita. Tanto che, dopo avere fatto amicizia con il Cavalier Niente, Qualcosa di Troppo gli si ribella e pur di non fermarsi e di non sentire l'insopportabile "nostalgia di Niente" che la perseguita vive tante, troppe avventure... Fino ad arrivare in un misterioso tempio color pistacchio e capire che "è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura". Chiara Gamberale si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e che cosa vogliamo. Grazie a un tono sognante e divertito, e al tocco surreale delle illustrazioni di Tuono Pettinato, "Qualcosa" ci aiuta così a difenderci dal Troppo. Ma, soprattutto, ci invita a fare pace col Niente.
«È tempo di sospendere le nostre certezze e di iniziare un viaggio negli universi stravaganti degli altri». Possiamo passare una vita a discutere senza mai capirci, in particolare quando apparteniamo a generazioni diverse. Quasi sempre è un problema di coordinate: ognuno ha le sue e rifiuta di abbandonarle, anche solo un po'. Essere figlia e padre non semplifica le cose. Stanchi di «conversare a vuoto», Giorgia e Gianrico Carofiglio si sono seduti a un tavolo e hanno affrontato con occhi nuovi alcuni degli argomenti che più li hanno divisi. Questioni che riguardano ciascuno di noi come il clima, il femminismo, il cibo. La politica. Non hanno eliminato tutte le loro divergenze, ma hanno elaborato una serie di ragionamenti - veri e propri saggi brevi, tessere di un mosaico sorprendente - in cui si combinano entrambi i punti di vista. Una scommessa audace e allegra sulle possibilità di un linguaggio comune, di un'idea condivisa del mondo e del futuro.
«È tempo di sospendere le nostre certezze e di iniziare un viaggio negli universi stravaganti degli altri». Possiamo passare una vita a discutere senza mai capirci, in particolare quando apparteniamo a generazioni diverse. Quasi sempre è un problema di coordinate: ognuno ha le sue e rifiuta di abbandonarle, anche solo un po'. Essere figlia e padre non semplifica le cose. Stanchi di «conversare a vuoto», Giorgia e Gianrico Carofiglio si sono seduti a un tavolo e hanno affrontato con occhi nuovi alcuni degli argomenti che più li hanno divisi. Questioni che riguardano ciascuno di noi come il clima, il femminismo, il cibo. La politica. Non hanno eliminato tutte le loro divergenze, ma hanno elaborato una serie di ragionamenti - veri e propri saggi brevi, tessere di un mosaico sorprendente - in cui si combinano entrambi i punti di vista. Una scommessa audace e allegra sulle possibilità di un linguaggio comune, di un'idea condivisa del mondo e del futuro.
Il tramonto degli anni Settanta, la musica e la politica, la repressione e la lotta armata, le controculture e le «sostanze», il femminismo e le lotte per l'aborto, il punk e le avvisaglie del «riflusso», sotto un cielo pieno di stelle. E di astronavi. 1978. Aldo Moro è rapito e ucciso. Sulle città piomba lo stato d'emergenza. «La droga» sfonda ogni argine. Tre papi in Vaticano. Le ultime grandi riforme sociali. Mentre accade tutto questo, di notte e di giorno sempre più italiani vedono dischi volanti. È un fenomeno di massa, la «Grande ondata». Duemila avvistamenti nei cieli del Belpaese, decine di «incontri ravvicinati» con viaggiatori intergalattici. Alieni e velivoli spaziali imperversano nella cultura pop. Milena Cravero, giovane antropologa, studia gli appassionati di Ufo in una Torino cupa e militarizzata. Martin Zanka, scrittore di successo, ha raccontato storie di antichi cosmonauti, ma è stanco del proprio personaggio, ed è stanco di Roma. Suo figlio Vincenzo, ex eroinomane, vive a Thanur, una comune in Lunigiana, alle pendici di un monte misterioso. Il Quarzerone, con le sue tre cime. Luogo di miti e leggende, fenomeni inspiegabili, casi di cronaca mai risolti. L'ultimo, quello di Jacopo e Margherita, due scout svaniti nei boschi e mai ritrovati. Intorno alla loro scomparsa, un vortice di storie e personaggi. Un romanzo vasto, corale, psichedelico. A oltre vent'anni dal tumultuoso esordio, una nuova grande prova di Wu Ming.
Uno sparo rimbomba nell'atrio di un elegante palazzo nel centro di Milano e un uomo si accascia a terra, in un lago di sangue. È una notizia da prima pagina, perché la vittima dell'agguato, Raimondo Clementi, è stato un mitico presidente della Borsa Valori, da tutti stimato e rispettato. L'uomo riesce a salvarsi, ma l'attenzione intorno a lui non si spegne, perché una nota rivista decide di dedicargli un lungo articolo da copertina. L'intervistatrice è una giornalista giovane e ambiziosa, Giovanna Vitali, che ha il compito di vincere le resistenze di Clementi, notoriamente schivo, per tracciarne la biografia. Ben presto, le loro chiacchiere a Villa Dorotea, sul lago d'Orta, diventano piacevoli confidenze, e l'uomo ripercorre pagina dopo pagina la sua vita, coinvolgente come un romanzo. Dagli studi all'Università Cattolica ai vertici di Piazza Affari, la carriera di questo mercante di sogni ha scritto infatti un pezzo di storia italiana e, in parallelo, il suo privato è stato un susseguirsi di passioni folgoranti e drammi inconfessabili, fino al grande amore per Tilli, la vera donna del suo cuore, conosciuta in tenera età e infine ritrovata dopo mille peripezie. Tra saga mozzafiato e confessione intima, "Mercante di sogni" è la storia di un uomo che ha avuto il coraggio di vivere fino in fondo un'esistenza travolgente.
Oxford. La giovane Sofia si è confinata in casa dopo la perdita del marito Nicola Obreskov, storico accademico, sul punto di concludere uno studio sui russi immigrati in Italia fra la fine dell'Ottocento e il primo ventennio del Novecento. L'intensità della storia d'amore spezzata disorienta Sofia, che sceglie l'isolamento. L'amico Edmund ha i suoi metodi - e le sue ragioni - per forzarla a riprendere il lavoro di restauratrice di tessuti: è appena riuscito ad aggiudicarsi all'asta una mongolfiera levatasi in volo a Chambéry nel 1784 e bisognosa di un restauro. Alla generosa invadenza di Edmund risponde la gugliata magica e riparatrice di Sofia, che accetta anche di svolgere una ricerca storica su quel volo e sul giovanissimo Xavier de Maistre - futuro autore del Viaggio intorno alla mia camera - salito sulla navicella insieme all'amico Louis Brun. A Chambéry, stringe una singolare intesa con Pauline, erede appassionata di una celebre libreria antiquaria. Si incrociano destini, e complice Edmund, maestro di cerimonie, Sofia guida la sua mongolfiera restaurata nei cieli della Storia perché il passato sia invitato a resistere dentro i confini incerti del presente. Alla giovane ostinazione di Pauline fanno eco la Russia misteriosa di Nicola e il fantasma di de Maistre. Benedetta Cibrario sente una volta di più il "rumore del mondo" e lo semina, con maestria, dentro il vortice in cui si affollano le parole perdute della memoria. Quattro anime generose si avventurano per noi attraverso gli specchi del dolore e dell'accadere, alla ricerca del filo con cui ricucire gli strappi del destino, e fanno levare nel cielo della Storia un'antica mongolfiera perché dall'alto siano finalmente comprensibili la meraviglia e l'insensatezza del vivere.
A causa di particolari circostanze familiari, la liceale Miko si trasferisce presso la pensione dello zio. Il primo giorno non inizia nel migliore dei modi: lungo la via verso la nuova casa s'imbatte in un tizio dall'apparenza poco raccomandabile che comincia a seguirla! Ma era tutto un malinteso: il "tizio" in questione non era un malintenzionato, e non la stava seguendo; semplicemente stava tornando a casa - la stessa di Miko, in quanto Matsunaga - questo il suo nome - è un giovane designer che vive proprio nella pensione dello zio, assieme a una schiera di altri inquilini piuttosto...insoliti. Come si evolverà la nuova vita di Miko lontano dai genitori, a contatto con adulti stravaganti e bizzarri? Riuscirà ad adattarsi a nuovi ritmi e nuovi impegni? E soprattutto...che rapporto finirà con l'instaurare col brusco ma premuroso Matsunaga-san?
Gli tsukumogami, spiriti che entrano nel nostro mondo possedendo vecchi oggetti abbandonati. Hyoma Kunato dà loro la caccia e li odia per avergli portato via tutto. Botan Nagatsuki li ama come se fossero la sua famiglia. A Kyoto, la capitale millenaria, i due ragazzi si incontrano e vengono costretti a vivere sotto lo stesso tetto... una convivenza che non promette nulla di buono. Inizia una storia di combattimenti e legami tra uomini e cose!
Leon, soldato d'élite di un'Europa militarista, viene imbarcato con la forza per una spedizione segreta. In un Giappone in rovina, abbandonato da più di due secoli, lui e i suoi compagni di sventura dovranno recuperare un'arma misteriosa dal nome in codice Tsugumi. Un congegno spaventoso, dal potenziale distruttivo tale che il mondo ha preferito schiacciare l'arcipelago Giapponese sotto una pioggia di bombe atomiche piuttosto che vederne completato lo sviluppo. Lo sbarco però fallisce e Leon si ritrova a solo nella baia di Tokyo. Affamato, allo stremo delle sue forze e con una sola tuta anti-radiazioni per proteggersi, scopre subito che la città non è deserta come previsto...
A causa dei debiti del padre, Nanami Momozono ha perso tutto e si è ritrovata a dover vivere in un vecchio e decrepito tempio shintoista, ospite nientemeno che di una divinità! La condizione per poter restare è farsi carico del suo lavoro...
Per il pupazzo Titti è ora di mettere qualcosa nel pancino. Per fortuna, Pandi è un vero esperto - o quasi - della pappa e dello stare a tavola... Ci penserà lui! Età di lettura: da 3 anni.
"Chi è che bussa alla porta? Apriamo l'aletta e scopriamolo! C'è Dante l'elefante, Lillo il coccodrillo, Nina la topina e tanti altri. Ma dove vanno così assonnati? E chi arriva per ultima a dare tanti bacini? La mamma! Allora conviene andare tutti insieme a letto e farsi tante coccole. Un libro della buonanotte tenero, divertente, giocoso del grande maestro Émile Jadoul che è una certezza quando si parla di libri per piccini." Età di lettura: da 2 anni.
Nessuno vuole fare il pisolino! Tutti hanno una buona ragione per non sdraiarsi. Il coccodrillo dice che è per i bambini piccoli, la scimmia ribatte che è troppo occupato e la iena ride stupidamente! Come faranno a fare la nanna tutti questi animali della giungla? Un libro perfetto per convincere anche i bambini più insonni a riposarsi un po'. Età di lettura: da 3 anni.
Cosa succede se ti premo il naso? Biiiip! È un nasino canterino! E se ti faccio ghirighirighiri sulla pancia? Un libro che invita bimbe, bimbi, mamme e papà, a giocare con il corpo, abbracciarsi, coccolarsi, farsi il solletico, mordicchiarsi... Età di lettura: da 1 anno.
Tantissime finestrelle a sorpresa! Un libro in cui in ogni apertura il bambino si divertirà ad aprire 2 finestrine, una sotto l'altra per una sorpresa doppia! Un effetto matriosca che stimolerà la sua manualità e le sue capacità cognitive: infatti mentre si diverte impara a mettere in relazione le cose della sua quotidianità. Età di lettura: da 3 anni.
Un'andata e un ritorno da una terra struggente e difficile. Il resoconto dettagliato di un'epica e travagliata esperienza on the road. Il team Swaput, a bordo di Mafalda, percorre a ritroso gli itinerari di un rally benefico per unire solidarietà ad avventura. Una rincorsa lunga diecimila chilometri alla scoperta delle terre africane, tra immense distese sabbiose, diversità e ingombrante umanità. Trenta giorni e 10.000 km a bordo di una vecchia Fiat Panda, attraversando Sud Africa, Mozambico, Malawi, Botswana, Zambia e Namibia per distribuire scarpe ai bambini del Malawi. I proventi di questo libro saranno devoluti all'associazione Solidali per il Malawi, per la realizzazione del Madalitso Nutrition Center a Monkey Bay.
"Un erudito cinese forse mai esistito giunge in Europa ai primi del Novecento e traduce in francese centosettantuno poesie della sua terra, un orientalista parigino le pubblica in un piccolo volume dal grande successo dopo averne, forse, inventato alcune, un aero-pittore futurista apprezzato da Carrà le versa in italiano a metà del secolo senza divulgare la sua traduzione e le lascia, partendo per il Brasile, a un generale dell'Esercito suo amico: forse c'è un giallo, comunque le poesie scelte da quella traduzione sono splendide".
"Negro. Lettera ad una madre" è la storia di un viaggio. Un suggestivo resoconto sotto forma epistolare. La descrizione disincantata di un'Europa irriconoscibile, decadente. Quella stessa Europa che, agli occhi del narratore-mittente, non ha soltanto perso lo sfavillio che da sempre attrae chi abita lontano, ma, peggio ancora, sta rinunciando alla propria identità culturale e ai propri valori. "Negro. Lettera ad una madre" è anche un viaggio in una storia, quella appunto, del narratore. È un pellegrinaggio. Non solo un viaggio fisico e geografico, ma anche un percorso iniziatico, che comincia dal candore infantile e termina con le disillusioni e i desideri di ritorno.
Questo volume sulla vita di Antonio Orsini è un’interessantissima miniera di conoscenze, informazioni e commenti sulla figura di un grande scienziato [...]. La scienza e la storia sono fatte da alcune persone che sono figlie del loro tempo e ne rappresentano i caratteri fondamentali ma che contribuiscono attivamente con originalità e impegno all’innovazione scientifica e civile del territorio in cui vivono. In questo senso i Botanici, per il loro lavoro sul territorio e le indicazioni che deducono dalle specie vegetali, contribuiscono in modo importante ad approfondire la conoscenza delle relazioni tra uomo e natura e anche, come nel caso di Orsini, a indirizzare la ricerca sulla conservazione e gestione del territorio”. Dalla Prefazione al volume di Consolata Siniscalco (Presidente della Società Botanica Italiana)
Così era finita Gerda Taro, per non aver voluto abbandonare il fronte quando non c'era più nessuna speranza, ed era rimasta ferita a morte come tanti altri, in una strada polverosa; lasciò nelle sue foto testimonianza dell'enorme delitto che era stata la guerra. Aveva dedicato la sua splendida vita a un degno compito, a una giusta causa persa.» Questo libro racconta la vita di questa ragazza ribelle, l'amore con Robert Capa, l'avventura di fotografare e la gioia di vivere nella Parigi degli anni Trenta. Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno, avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.
A volte fidarsi di qualcuno è la cosa più spaventosa che ci sia. Ma sapete che vi dico? Fa molta meno paura che stare da soli. Coyote Sunrise ha 12 anni e da cinque vive su Yager, un vecchio scuolabus convertito in una "casa su ruote". Insieme a Rodeo (guai a chiamarlo papà) e ad alcuni stravaganti personaggi a cui offrono passaggi e ospitalità, Coyote percorre gli Stati Uniti in lungo e in largo senza mai fermarsi. Quello che fa con Rodeo, però, non è davvero viaggiare, ma fuggire dal passato e dai ricordi che hanno segnato la loro famiglia. Un giorno riceve la notizia che il parco giochi della città in cui è cresciuta sta per essere abbattuto. Quel luogo custodisce memorie speciali ed è troppo importante per Coyote, che vuole assolutamente impedire che lo radano al suolo. Ma è un'impresa disperata! Rodeo non accetterà mai di tornare laggiù, e come se non bastasse il tempo stringe: hanno solo quattro giorni per attraversare il paese da una costa all'altra. Con una scusa, Coyote dà così inizio a un'avventura piena di sole e di divertenti imprevisti, cambi di rotta, nuove amicizie e segreti urlati al vento dal tetto di Yager. Un viaggio davvero imprevedibile, grazie al quale Coyote e Rodeo scopriranno che il modo migliore per affrontare il passato è condividere, senza riserve, il presente. Età di lettura: da 12 anni.
Per Nico Di Angelo, figlio di Ade, segnato da troppi traumi e dolorose perdite, non esiste tregua. C'è solo un raggio di sole nella sua vita, letteralmente: il suo ragazzo, Will Solace, il figlio di Apollo. E ora perfino i suoi sogni sono tormentati: una voce invoca il suo aiuto dal Tartaro, e Nico crede di sapere chi sia... il titano Bob, un amico che si è sacrificato per chiudere le Porte della Morte e che Percy e Annabeth hanno dovuto lasciare indietro. Quando l'Oracolo predice l'impresa, Nico deve tornare nel più profondo degli Inferi, dove già una volta ha rischiato di perdere se stesso, con l'unico conforto di Will, che intende accompagnarlo, costi quel che costi. Ma può un figlio di Apollo, un essere di luce, sopravvivere in un luogo dove non esiste il sole? E il figlio di Ade, fatto di tenebra e dolore, può resistere al richiamo dell'oscurità? Nico dovrà combattere contro dei e demoni reali, ma soprattutto contro i suoi demoni interiori, in un viaggio che potrebbe condannarlo alle tenebre per sempre e costargli ciò che ha di più caro... Non può esserci luce senza oscurità, né oscurità senza luce. Età di lettura: da 12 anni.
Crimson City è un posto dimenticato da tutti, anche da chi ci abita. Lo sa benissimo Roy, che era soltant oun bambino quando è smontato dal treno tutto solo ed è stato adottato dal capostazione, e sente che il suo destino è da qualche altra parte. A Crimson City sono passati tre stranieri in un anno, e nessuno è mai arrivato da sud, la pista più arida e calda. Eppure è da lì che arriva un pistolero a cavallo, trascinando una cassa da morto. Con una ragazza viva dentro. Una ragazza molto bella, secondo Roy, il primo ad accoglierli in paese. Ma i due stranieri riservano ben altre sorprese: si presentano come uno sceriffo federale e la sorella mezzosangue indiana. Vogliono sapere tutto degli abitanti, e anche dei cercatori d'oro di Vulture Peak. Vogliono sapere troppo. Secondo lo sceriffo Brown quei due portano guai, e Roy non vede l'ora di farsi mettere nei guai... ma non sa ancora quali. Sa solo che quella ragazza, Piper, nasconde molti segreti dietro i suoi occhi scurissimi e selvaggi. E alla sua fidanzata Mary non piace affatto il modo in cui quegli occhi guardano Roy... Armi nascoste dalla notte, segreti sepolti nella polvere, duelli annunciati al sole: l'avventura corre scatenata sui binari del treno che passa da Crimson City. Da due grandi penne della letteratura per ragazzi, un romanzo da leggere fino all'ultimo... colpo. Età di lettura: da 12 anni.
Cosa ci fanno cinque faine scatenate che gettano scompiglio in una strada di solito tranquillissima? Ovvio! Stanno salvando il mondo (o meglio, il quartiere) da un terribile complotto ordito da gentaglia senza scrupoli che vorrebbe rubare alcune inestimabili ricette di alto valore culinario. Tra veri e propri eroi innamorati, segreti che valgono milioni, cattivi spregiudicati, ricette in rima e persino dita tagliate, una folle, divertentissima avventura che è anche una storia di amicizia, lealtà e... cucina! In fondo al libro troverai anche le deliziose ricette della signorina Patrizia (faina) e della signorina Elisa (non-faina). Età di lettura: da 7 anni.
"Le gare non sono mai state una passeggiata per me, ma quella lotta all'ultimo respiro io la cercavo. Se capivo di dover entrare in acqua e combattere alla morte, l'adrenalina mi scorreva ed ero felice. La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararsi all'assalto, come il lupo che prima di andare a caccia per affrontare la lotta digiuna, dimagrisce. La fame o l'inappetenza non erano solo forme nervose, ma manifestazioni di un atavico istinto al combattimento. All'inizio, quando ero solo una ragazzina, mi sentivo un vuoto dentro che riempivo con le vittorie, ma dopo un po' non era più quello. Da un certo punto in poi l'ho fatto solo per me stessa. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie. Le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l'unica a sapere che sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Io ero il lupo. Cosa ne sapevano gli altri, chi aveva vissuto anche solo la metà di quello che avevo vissuto io? Questo fa di me una stronza?"
Facciamo il punto. Costanza, dopo la laurea in medicina, è stata costretta a lasciare la sua amata e luminosa Sicilia per trasferirsi nel freddo e malinconico Nord. A tenere in caldo i cuori, però, ci pensa Marco, incantevole padre della sua incantevole Flora che Costy, non senza qualche incertezza, ha deciso di portare nella vita della figlia. Dopo varie tribolazioni, Marco ha praticamente lasciato la storica (e decisamente perfetta) fidanzata all'altare. Costanza (seppur decisamente imperfetta) credeva che l'avesse fatto per lei, ma non ne è più così sicura considerato che Marco prende tempo e si comporta in modo piuttosto ambiguo. Come sempre, però, nella vita di Costanza non c'è spazio per la riflessione: lei è una madre lavoratrice e precaria che al momento si sta autoconvincendo di aver compiuto la scelta giusta decidendo di lasciare l'Istituto di Paleopatologia di Verona per un impiego da anatomopatologa a Venezia. Come se la situazione non fosse abbastanza complicata, gli ex colleghi la richiamano per un incarico dal lauto compenso: l'ultima discendente di un'antica famiglia veneziana, gli Almazàn, desidera scoperchiare le tombe dei suoi antenati per scoprire cosa c'è di vero nelle dicerie calunniose che da secoli ammantano di mistero il casato. Costanza non vorrebbe accettare, ma questa storia a tinte fosche solletica la sua curiosità... e poi scopre che nell'operazione è coinvolto anche Marco. Che il cantiere possa rappresentare un'occasione d'oro per trovare un equilibrio vita-lavoro? O, per meglio dire: che il cantiere possa rappresentare un'occasione d'oro per cercare di capire cosa c'è davvero tra lei e Marco? Con coraggio, determinazione e tanta, tanta costanza, questa eroina dai capelli rossi affronterà nuove sfide, svelerà antiche trame mentre proverà a comprendere il suo cuore.
C'erano una volta una città divisa, un amore indissolubile, una bugia da svelare. Ogni fiaba ha un lieto fine? In una città dilaniata dall'odio, i Red e i White vivono divisi. Alti cancelli separano i loro due mondi, almeno fino al giorno in cui il sindaco non decide di trasferire gli studenti della Red School alla White Academy, per far sì che le fazioni si mescolino e la tensione che ormai da troppo tempo imperversa si stemperi. È così che Isabella, figlia di una delle famiglie più influenti della città, incontra per la prima volta Kinan, il rappresentante dei Red. Kinan ha capelli rosso fuoco, magnetici occhi verdi e l'aria di uno studente modello. In lui e in tutti i Red, però, c'è qualcosa di anomalo. Il loro sorriso è forzato, la gentilezza innaturale, ogni gesto che compiono sembra nascondere un'ombra. Isabella, ostinata e coraggiosa, sarà la prima a scoprire il segreto terrificante che si cela dietro l'apparenza. Un segreto tanto pericoloso da essere in grado di sconvolgerle la vita. Tutto ciò in cui Issa ha sempre creduto crolla nell'istante in cui il suo sguardo incrocia le iridi color smeraldo di Kinan. In un'altalena di odio feroce e inaspettata vicinanza, i loro destini sono condannati a intrecciarsi in modo tragico e irreversibile. A legarli è una verità che aspetta da troppo tempo di essere raccontata.
Arriva un momento in cui si è convinti che non ci sia più bisogno di imparare. Ma basta un attimo per capire che le nostre sicurezze, spesso, sono solo un modo per far tacere la paura. Perché vivere intensamente è questo che fa: paura. E sono proprio i giovani a metterci davanti agli occhi una simile verità. Sono loro a rendere chiaro e lampante ciò che nella vita si è sempre saputo, ma non si sapeva di sapere. O ci si rifiutava di sapere. Capitolo dopo capitolo, Enrico Galiano ci porta a scuola di felicità. Una scuola in cui le lezioni sono piccole e grandi allo stesso tempo - sull'amore, il coraggio, la libertà - e impartite non da chi siede dietro la cattedra, ma dai ragazzi stessi. Scopriremo così che hanno ragione loro, quando ridono fino alle lacrime mentre gli adulti li osservano seri. Hanno ragione, quando amano fino a stare male mentre gli adulti li guardano con un sorriso accondiscendente. Hanno ragione, quando cadono, quando non capiscono, quando tartassano di domande finché ottengono una risposta chiara. Quando si arrabbiano perché non si sentono ascoltati. Grazie ai ragazzi, ci si rende conto che, per quanta strada si sia fatta, per quanta esperienza si sia accumulata, si è sempre eterni ripetenti. Eterni ripetenti alla scuola della felicità. Dopo "L'arte di sbagliare alla grande", Enrico Galiano torna con un saggio che è come una giornata di sole dopo mesi di pioggia. Ci fa entrare nella sua classe ad ascoltare le voci e le storie di ragazze e ragazzi, e ci trasmette un'inaspettata leggerezza: leggendo queste pagine, nasce, spontanea, una voglia improvvisa di cominciare a vivere davvero.
Dopo "Il gioiello della corona" e "Il giorno dello scorpione", il terzo capitolo del quartetto del Raj. Barbie Batchelor, insegnante missionaria in pensione, viene accolta dall'anziana Mabel, decana della famiglia Layton, come ospite pagante al Rose Cottage di Pankot. Col passare del tempo, tra le due donne nasce una profonda amicizia. Ma Barbie, che ha origini modeste ed è ciarliera e maldestra, non viene accettata dalla buona società di Pankot, in special modo da Mildred Layton, madre di Sarah e Susan. Dal canto suo, Barbie è ossessionata dai fatti cruenti avvenuti in città: l'aggressione subita dalla ex collega Edwina Crane e la violenza carnale di cui è stata vittima Daphne Manners non smettono di riecheggiare nella sua mente. Nel frattempo, la seconda guerra mondiale è giunta alle sue ultime, amare giornate e il Raj britannico si sta sgretolando definitivamente. A Pankot le mogli, le madri, le figlie e le vedove degli ufficiali inglesi coinvolti nel conflitto attendono trepidanti la fine della guerra e il ritorno dei propri cari. Intanto il capitano Merrick, ferito durante un'incursione, dopo un lungo periodo trascorso in un ospedale militare e di passaggio in città, ha un lungo colloquio con Barbie. Sebbene appaia un consumato professionista, l'uomo è brutale e corrotto, ma nemmeno le sue macchinazioni possono arrestare il cambiamento che si sta avvicinando rapidamente e inesorabilmente, un cambiamento che sta minando sempre più il vecchio mito dell'invincibilità britannica...
Claudia è solitaria ma sicura di sé, stravagante, si veste da uomo. Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede una scintilla in cui si riconosce. Da quel momento non si lasciano più. A Claudia però la provincia sta stretta, fugge appena può, prima Londra, poi Milano e infine Berlino, la capitale europea della trasgressione; Francesco resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Mario Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant'anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d'Europa. Con una scrittura poetica ma urticante, capace di grande tenerezza, dopo "Candore" torna a raccontare le mille forme che può assumere il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi. Senza timore di toccare le corde del romanticismo, senza pudore nell'indagare i dettagli più ruvidi dell'istinto e dei corpi, interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici. «A volte si leggono romanzi solo per sapere che qualcuno ci è già passato». Claudia entra nella vita di Francesco in una mattina di sole, nell'atrio della scuola: è una folgorazione, la nascita di un desiderio tutto nuovo, che è soprattutto desiderio di vita. Cresceranno insieme, bisticciando come l'acqua e il fuoco, divergenti e inquieti. Lei spavalda, capelli rossi e cravatta, sempre in fuga, lui schivo ma bruciato dalla curiosità erotica. Sono due spatriati, irregolari, o semplicemente giovani. Un romanzo sull'appartenenza e l'accettazione di sé, sulle amicizie tenaci, su una generazione che ha guardato lontano per trovarsi.
Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontare la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.
«LA PAURA FINISCE DOVE COMINCIA LA VERITA». MARIA CRISTINA PALMA HA UNA VITA ALL'APPARENZA PERFETTA, E BELLA, RICCA, FAMOSA, IL MONDO GIRA INTORNO A LEI. POI, UN GIORNO, RICEVE SUL CELLULARE UN VIDEO CHE CAMBIA TUTTO. NEL SUO PASSATO C'E UN SEGRETO CON CUI NON HA FATTO I CONTI. COME UN MODERNO ALIENISTA NICCOLO AMMANITI DISSEZIONA LA MENTE DI UNA DONNA, NE ESPLORA LE PAURE, LE OSSESSIONI, I DESIDERI INCONFESSABILI IN UN ROMANZO CHE UNISCE SPERICOLATA FANTASIA, REALISMO PSICOLOGICO, SENSO DEL TRAGICO E INCANTO DEL PARADOSSO. NICCOLO AMMANITI E RITORNATO PIU CATTIVO, DIVERTENTE E ROMANTICO CHE MAI.
"Non sapevo che i miei ragazzi avessero rischiato di farsi ammazzare nel caso Lapietà. Quando ho scoperto che c'era di mezzo Nonnino, ho capito una cosa: chi non conosce Nonnino non sa di cosa è capace l'essere umano." (Benjamin Malaussène). La tribù Malaussène è tornata.
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent'anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent'anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo - ma soprattutto senza che il paese lo voglia - la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni '30 fino agli anni '50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
Se cercate dell'avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe. Se cercate della letteratura, con questo romanzo ne farete una scorpacciata. I luoghi e i tempi: Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; su e giù per le ferrovie del Messico, tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso. I personaggi (non tutti): Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico (l'ordine viene dall'alto, molto dall'alto); Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle, imbevuta di letteratura, della quale Cesco si innamora all'istante e perdutamente; Steno, devotissimo fidanzato di Tilde, partigiano senz'armi; don Tiberio, prete di città confinato a Roccabianca a causa di certe sue insane passioni; Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Adolf il Führer e la sua consorte Eva, alle prese con l'abuso di anglicismi; Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo sodale fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica; le due Marie, entrambe di nome Maria; Bardolf Graf, impiegato amministrativo, ignaro motore immobile di tutta la storia; Ettore e Nicolao, informatissimi e misteriosi clienti fissi del night club segreto l'Aquila agonizzante, prossimi ai partigiani; Gustavo Adolfo Baz, autore del volume Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México; Edmondo Bo, frenatore poeta, o poeta frenatore, o frenatore e poeta, in ogni caso alcolista e oppiomane; l'orribile Obersturmbannführer Hugo Kraas, amante dell'arte italiana, discutibile golfista e spietato SS; Giustina Decorcipo, compagna d'orfanotrofio di Ettore e Nicolao, violentata e uccisa e gettata sul bordo della strada a sedici anni; Feliciano, bambino morto.
Bruno Manera e Federica Pesenti sembrano una coppia felice. Lui è un ricco cinquantenne, lei di anni ne ha trentacinque ed è l'erede di una dinastia di imprenditori della "valle", operoso distretto del Settentrione dove dominano i maggiorenti, l'élite dei capitani d'industria che ha costruito l'ordine del duro lavoro per tanti, del profitto per pochi e delle menzogne per tutti. Su insistenza di Federica, Bruno accetta di trasferirsi in paese, varcando la frontiera invisibile della provincia profonda. Ma quando Manera comincia a subire una serie di gravi atti intimidatori, la situazione precipita. Ad aiutarlo c'è solo Manlio Giavazzi, un vigilante dalla vita sfortunata, convinto che certe faccende vadano risolte tra paesani. Poi il caso gioca un tiro mancino e in una girandola di fulminanti colpi di scena scivoliamo nelle pieghe di un mondo marcio - il nostro - in cui l'amicizia è il vincolo di un'associazione a delinquere, l'amore una speculazione, il matrimonio un campo di battaglia, la solidarietà tra conterranei un patto d'omertà e la famiglia una connection criminale. Massimo Carlotto strappa la maschera a personaggi avvelenati dagli inganni delle loro doppie vite, perché l'avversario è chi ti dorme accanto e il nemico è colui di cui ti fidi. Nel segno della fatalità sovverte la logica del poliziesco, mostrando senza reticenze la ferocia inconfessabile della brava gente e inchiodandoci all'enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero.
Braccato dalle autorità da più di trent'anni. Evaso di prigione due volte in elicottero. Autore di innumerevoli rapine e di celebri sequestri. Ha dato milioni ai poveri e agli orfani. Non ha mai ucciso nessuno. Questa è la storia, narrata in prima persona, di come l'uomo più ricercato della Grecia sia diventato un eroe popolare nel proprio Paese. Vassilis Paleokostas non è interessato a conquistare il favore dei lettori. Al contrario, rivendica il proprio ruolo e non trascura nessuna delle circostanze che hanno portato un ragazzo cresciuto nell'estrema povertà delle montagne della Tessaglia a condurre una vita da fuorilegge. L'amore per la libertà sopra ogni cosa è il filo conduttore della vita di quest'uomo dalla personalità poliedrica e dal temperamento sorprendentemente riflessivo.
Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano. Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, alle scuole che le loro figlie, Abir e Smadar, frequentano, ai checkpoint. Sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Come l'Apeirogon del titolo, un poligono dal numero infinito di lati, infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un'unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia irrimediabilmente quando Abir, di dieci anni, è uccisa da un proiettile di gomma e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida. Quando Bassam e Rami vengono a conoscenza delle rispettive tragedie, si riconoscono, diventano amici per la pelle e decidono di usare il loro comune dolore come arma per la pace. Nella sua opera più ambiziosa, Colum McCann crea Apeirogon con gli ingredienti del saggio e del romanzo, e ci dona un racconto nello stesso momento struggente e carico di speranza.
Tutto soggiace alla falce del Tempo, che ruba le cose care all'uomo. Solo nella poesia si può crearle di nuovo. All'alba del XXI secolo, dopo un sonno pluricentenario, viene ritrovato e battuto all'asta a Vienna il dramma perduto di Shakespeare: una trilogia teatrale su Dante Alighieri. Si scopre così che, per riuscire nell'impresa impossibile di raccontare il Sommo Poeta e la sua Divina Commedia, ci voleva il Sommo Drammaturgo: il genio di Stratford ha narrato l'intera vita di Dante intrecciandola con la trama del suo capolavoro, con le immagini sconvolgenti di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Vedremo in scena l'infanzia e la giovinezza del Poeta, la morte della madre, l'incontro con Beatrice, i rovesci famigliari e politici, le tentazioni del sesso, la scoperta dell'amicizia con Guido Cavalcanti e della filosofia con i compagni di studi dell'Ateneo bolognese. Sulle assi del palcoscenico si susseguiranno avventure e disavventure, tradimenti, lotte, e soprattutto incubi e visioni: perché Dante, marchiato da un male oscuro, deve lottare con stati di alterazione e allucinazioni, chiave narrativa della Commedia, le cui scene balenano come una trama occulta nel corso travagliato della sua vita. Uno spettacolo vertiginoso, che strappa alle tenebre del passato dettagli e personaggi misconosciuti eppure decisivi e regala svolte inaspettate, in cui la vivida ricostruzione storica si fa intreccio appassionante, mescolando con successo stili e suggestioni tra il Trecento, l'epoca elisabettiana e i giorni nostri. Un'opera che riesce nell'impresa di restituirci Dante Alighieri in tutta la sua umanità, controcorrente.
«Ebbene, sì. Confesso. Sì, scrivo roba in versi. Mi dichiaro rifugiato poetico.». Gigi Proietti è stato il più grande attore, regista, scrittore e interprete di un universo umano che attingeva spesso a Roma, a cui ha dato voce nella sua anima più nobile e più popolare insieme. «Il romano ha regalato alla lingua italiana espressioni, parole, significati per i quali dovrebbero ringraziarci. Per capirci, se invece di dire: "Sono stato particolarmente sfortunato in quella circostanza", uno dice: "M'ha detto pedalino". Oppure "M'ha detto zella", se fa' prima.» La sua romanità si riversava soprattutto nella scrittura dei sonetti: alcuni sono diventati un appuntamento fisso anche per i lettori del «Messaggero» o del «Fatto quotidiano», moltissimi altri sono stati recitati in eventi pubblici o sono rimasti nei quaderni che portava con sé sul set o in camerino e su cui si divertiva a costruire versi pungenti per resistere al quotidiano sfascio culturale e politico. Per la prima volta sono raccolti in questo libro tutti i suoi sonetti insieme ad alcuni racconti a cui stava lavorando con gran divertimento, come le avventure di Er Ciofeca che si ritrova suo malgrado al centro di un intreccio di cronache romane agre, tra dialoghi stralunati nel suo bar o in coda dal barbieretto. Ci sono poi i disegni con cui Gigi Proietti si divertiva a fissare in pochi tratti tic, manie e piccole ossessioni del mondo intorno. Una passione che condivideva soprattutto con la figlia Susanna, a cui aveva chiesto di dare un volto ai personaggi di "'Ndò cojo cojo". Il risultato è un libro unico, puntellato da storie e sonetti fuori da ogni regola, capaci di far ridere e di commuovere, e che dimostrano ancora una volta il talento di un narratore e di un sonettaro satirico.
"Oggi sarebbe bello fare qualcosa fuori dell'ordinario. Potremmo, per esempio, ballare per strada mentre andiamo al lavoro. Guardare dritto negli occhi uno sconosciuto e parlare di amore a prima vista. Suggerire al nostro capo un'idea che può sembrare ridicola, ma nella quale crediamo. Oppure comprare uno strumento che avremmo sempre desiderato suonare, senza averne mai il coraggio. I guerrieri della luce si permettono giorni come questo. Oggi potremmo piangere per le vecchie parole che sono rimaste bloccate in gola. Potremmo chiamare qualcuno a cui abbiamo giurato di non parlare mai più (ma di cui vorremmo tanto sentire un messaggio nella segreteria telefonica). Oggi può essere considerato un giorno estraneo al copione che scriviamo ogni mattina. Oggi sarà ammessa e perdonata qualsiasi trasgressione. Oggi è il giorno in cui dobbiamo affrontare con gioia la vita." A più di 25 anni dal successo mondiale del Manuale del guerriero della luce, Paulo Coelho accompagna i lettori in un nuovo cammino con la forza delle parole e del pensiero. Un invito a scoprire la vita da nuovi punti di vista, a cercare se stessi per immaginare e realizzare il proprio, luminoso, destino.
IN UN VICOLETTO DI KYOTO, TRA VECCHI TEMPLI E PICCOLE BOTTEGHE, C'E IL RISTORANTE KAMOGAWA. UN LOCALE ACCOGLIENTE DOVE, CON RICETTE UNICHE E PREPARATE A REGOLA D'ARTE, UN PADRE E UNA FIGLIA AIUTANO I CLIENTI A RIVIVERE I MOMENTI PIU IMPORTANTI DELLA LORO VITA. UN LIBRO CALDO, EVOCATIVO, A TRATTI NOSTALGICO, CHE MESCOLA TUTTO IL FASCINO FIABESCO E RINCUORANTE DEL GIAPPONE AL PIACERE E ALLA SENSUALITA DEL CIBO. A KYOTO, ALLE SPALLE DEL TEMPIO HIGASHI HONGAN, AL RIPARO DALLE FOLATE DEL MONTE HIEI, C'E UN'OSTERIA GESTITA DA KAMOGAWA NAGARE E DALLA FIGLIA KOISHI. E QUI CHE CLIENTI ABITUALI E AVVENTORI DI PASSAGGIO APPRODANO PER CHIEDERE AI PROPRIETARI, CHE HANNO FAMA DI INVESTIGATORI DI ENIGMI CULINARI, DI RINTRACCIARE LE LORO RICETTE DEL CUORE: CIBI UNICI, STRAVAGANTI, LEGATI A UN PERIODO SPECIALE DELLA LORO VITA. DA UN UOMO VEDOVO CHE VUOLE RIASSAGGIARE GLI UDON CHE GLI CUCINAVA LA MOGLIE SCOMPARSA, ALLO STUFATO DI MANZO CHE UNA VECCHINA RICORDA DI AVER MANGIATO ALL'UNICO APPUNTAMENTO, FINITO MALE, CON IL SUO PRIMO AMORE. UN OMAGGIO NIPPONICO ALL'IMPORTANZA DEI RICORDI, DELLE TRADIZIONI E, NATURALMENTE, ALLA CUCINA.
Certi amori ci restano addosso. Come una cicatrice. La protagonista di questa storia non crede più nei miracoli. Troppe volte la vita l'ha masticata e risputata, illudendola che un futuro scintillante fosse in serbo per lei. Da sola e senza mezzi, Mireya decide di trasferirsi a Philadelphia in cerca di fortuna. Con sé ha soltanto una vecchia valigia, intorno l'inverno gelido di una città sconosciuta. Il suo personale miracolo sembra compiersi quando si imbatte in un'insegna al neon che si staglia nel buio della notte. Eccentrico e sfarzoso, il club Milagro's è un luogo capace di affascinare chiunque ne varchi la soglia, Mireya compresa. Con l'ostinazione di chi non ha niente da perdere, la ragazza riesce a farsi assumere come barista. Il Milagro's, però, è più di un locale esclusivo. Dietro le sue porte chiuse, oltre i lustrini e le luci di scena, si intrecciano destini e sussurrano segreti. I più oscuri si condensano tutti nel viso aspro e incantevole di Andras, il capo della sicurezza. Fra Mireya e Andras è odio a prima vista. Entrambi portano sulla pelle gli stessi segni, hanno addosso il marchio di chi ha dovuto imparare a lottare per sopravvivere. Eppure i due continuano a imbattersi l'uno nell'altra, come attirati da una forza misteriosa che non sanno né possono contrastare, stretti da un filo dorato più forte di un destino.
Un mondo sull'orlo della rovina. Una ragazza segnata dal destino. Una profezia che cambierà tutto. La donna partorisce nel cuore della notte, da sola, in mezzo al fango. Quando prende il bambino tra le braccia, si accorge con orrore che è una femmina. La profezia si è compiuta, pensa, prima che una bestia spaventosa si avventi su di lei Quattordici anni dopo. Per Nyx, niente è più importante dello studio. Cieca dalla nascita, è dotata di una mente brillante e di una curiosità che l'hanno resa la migliore alunna del Chiostro di Brayk. Un giorno, però, la sua vita viene stravolta. Attaccata da uno degli enormi pipistrelli velenosi che infestano le vicine paludi del Myr, Nyx rimane per giorni in bilico tra la vita e la morte. Non appena si risveglia, è incredula e disorientata: il velo che le copriva gli occhi è svanito. Ma, insieme con la vista, il veleno del mostro le ha lasciato anche un altro «dono». Cupe visioni di una catastrofe spaventosa, infatti, cominciano a tormentarla, una catastrofe che - ne è certa - solo lei può fermare. Ecco perché decide di lasciare la sicurezza del Chiostro e seguire i labili indizi seminati nei suoi sogni. Intanto, guidato da un antico potere segreto, un gruppo di cavalieri è già sulle tracce di Nyx, pronto a tutto pur di eliminare lei e il pericolo che rappresenta per l'universo intero...
XVI secolo. Un misterioso convento. Un libro antichissimo e potente che sussurra una verità sconosciuta. E che ogni uomo deve temere. Italia, XVI secolo. In un misterioso convento ai margini di un villaggio si attende il grande banchetto per festeggiare il Martedì Grasso. All'improvviso, fuori dal portone, delle urla squarciano il silenzio. Due donne ferite chiedono aiuto, in lacrime. Forse non sono cristiane e parlano uno strano vernacolo, ma suor Beatrice le vuole soccorrere, e insieme alle consorelle riesce a farle entrare. Beatrice, suor Bibliotecaria, rimane impressionata dall'avvento delle due forestiere, e ancora di più dall'incredibile libro che le viene consegnato da una delle due poco prima di spirare. È il Libro di Eva . Un testo misterioso, magico, proibito, che potrebbe sovvertire lo status quo e portare alla luce verità scomode, dimostrando che un'altra religione è possibile: una religione che si oppone con forza alla fede patriarcale da sempre professata in tutti gli angoli della terra. Una religione dalla parte delle donne. Ora che quel libro è nelle sue mani, Beatrice è in pericolo. Nonostante il convento sembri un luogo sicuro, fuori le voci girano. Chi erano le due donne entrate il giorno di Martedì Grasso? Le suore stanno nascondendo delle eretiche? Fratello Abramo - l'influente predicatore acclamato dal popolo - è disposto a tutto pur di ottenere il libro. Con lui, che fa la voce grossa fuori e dentro il convento, nessuna sorella è al sicuro e Beatrice sarà disposta a rischiare la propria vita pur di mettere in salvo quelle pagine così belle ma così proibite agli occhi degli uomini. Affinché le donne possano ottenere quel potere incredibile. Il potere della libertà.
Maddalena, la maggiore, è timida, sobria, riservata. Nina, di poco minore, è bella e capricciosa, magnetica, difficile, prigioniera del proprio egocentrismo. Le due sorelle, legate dal filo di un'intima indistinzione, hanno costruito la loro infanzia e adolescenza intorno a un grande vuoto, un'assenza difficile da accettare. Ancora adesso, molti anni dopo, cercano di colmarla con corse, lunghe camminate, cascate di parole e messaggi WhatsApp che, da Parigi a New York, le riportano sempre a Roma, in una casa con terrazzo affacciata su Villa Pamphili, dove la loro strana vita, simbiotica e selvatica, ha preso forma. È proprio a Roma che Maddi, da sempre chiusa nel suo carapace, decide di tornare, fuggendo dai ruoli che la sorella, prima, e la famiglia poi, le hanno imposto. Finalmente sola con sé stessa e con i suoi ricordi, lascia cadere le difese e, rivivendo i luoghi del passato, inverte le parti e si apre alle sorprese che riserva la vita. Padri e madri, amicizie e passioni, alberi e fiumi fanno da cornice a una storia d'amore e di abbandono che, come ogni storia viva, offre solo domande senza risposta. E misura con il metro felice della letteratura la distanza che intercorre tra la ferita originaria e la pace sempre e solo sfiorata della maturità.
"Tutta la verità. Ma obliqua. Intraducibile Emily Dickinson, se non con nuove figure, nuove immagini, una nuova storia. È quello che fa Elena Varvello con "Solo un ragazzo", che a sua volta è la risposta semplice e assoluta a una domanda che urge per tutto il libro: «Che cosa sei?» È ciò che chiedono i padri e che soffrono le madri di fronte all'enigma dell'adolescenza. Un'età che fugge e sfugge, un'età malvagia e innocente, che conserva e spreca: l'età della contaminazione. C'è un ragazzo, solo un ragazzo, al centro di questo libro, che rifiuta e rifiuta e basta. Commette infrazioni via via più importanti che travolgono senza possibilità di scampo chi gli sta intorno e tenta una vita accettabile, nella normalità: la madre, il padre, le sorelle fra loro così diverse, e i suoi possibili, incerti avatar. Il ragazzo è dappertutto e quindi in nessun luogo, è «un'ombra, un dubbio, una storia che passa di bocca in bocca». È una specie di ready-made della vita, una cosa comune, quasi banale, che però modifica con la sua sola presenza tutta la realtà che gli gira intorno. Costruisce un rifugio nel bosco con i rifiuti del mondo accettato, ruba, sì, ma cose da nulla, minaccia, e forse uccide, di certo ne muore. In lui la vita batte oltre il ritmo normale. In lui la vita comanda. Non ha bisogno di una logica di cause ed effetti. Appare e si dà. E noi lettori, come i personaggi di questa storia, siamo dei bricoleur dell'impossibile: ci arrabbiamo, ci impegniamo, amiamo, perdoniamo, piangiamo senza però troppo influire sulla forza di gravità esistenziale che ci muove e che muove tutto il libro di Elena Varvello. È una forza che ci attrae dentro ogni pagina, che ci fa diventare volta per volta tutti i personaggi, che ce li fa capire, che ce li fa raddoppiare dentro la nostra sensibilità. Per incantesimo". (Ernesto Franco)
Una situazione quanto mai tipica - un triangolo amoroso sullo sfondo di un'università della East Coast - nelle mani di Barth diventa un formidabile romanzo filosofico che alterna comicità e disperato nichilismo, satira e tragedia; al centro, uno dei più irresistibili antieroi della letteratura postmoderna: Jacob Horner, il giovane professore adultero che fa della paralisi esistenziale un paradossale sistema di vita. Prefazione di Simone Barillari.
Dopo la morte del marito, per Nives è un problema adattarsi alla solitudine e al silenzio di Poggio Corbello. Prendersi cura del podere senza scambiare una parola con anima viva la fa sentire come un fantasma. La notte è il momento più difficile. Poi ecco la soluzione: Giacomina. E la sua chioccia preferita, la vedova comincia a tenerla con sé. Tutte le angosce svaniscono d'incanto. Nives è sollevata, eppure non sa darsi una spiegazione: ha sostituito il marito con una bestiola? Arriva addirittura a pensare di essere felice... Una sera si verifica un incidente che mette a repentaglio la salute della gallina. Dopo vari tentativi di soccorrere l'animale, s'impone l'ultima soluzione: chiamare Loriano Bottai, il veterinario. Quella che segue è una telefonata lunga una vita. Con l'occasione di una piccola emergenza, lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. Finché risuonerà feroce una domanda: com'è scoprire di aver vissuto all'oscuro di sé?
Nuova edizione di una classica biografia sul Santo di André Ravier, gesuita. "L'uomo che meglio ha riprodotto il Figlio di Dio vivente sulla terra". Così san Vincenzo de' Paoli testimoniava delle alte virtù di Francesco di Sales. Questa biografia presenta, in modo particolareggiato ed appassionato, un originale ritratto spirituale del Santo. Francesco di Sales è una persona che ha voluto, come Gesù Cristo sulla terra, amare Dio con tutto il suo cuore di uomo. E avendo sperimentato le esigenze e la dolcezza di questo dono, ha lavorato per introdurre il maggior numero possibile di anime in quella che egli stesso chiama "l'eterna libertà dell'amore". I tratti salienti della vita di Francesco: il suo cuore di uomo, sacerdote, vescovo, fondatore; la sua straordinaria capacità di guida spirituale nei confronti di chi si affidava a lui. Con un linguaggio semplice e appassionato, una biografi corredata da un ampio apparato iconografico sui luoghi e i tempi del Santo.
Il libro raccoglie 365 pensieri tratti dalle opere di san Francesco di Sales e volutamente lasciati in ordine sparso in modo che di tanto in tanto ritornino i temi principali della spiritualità "salesiana": l'importanza dei sacramenti dell'Eucaristia e della Confessione, la centralità dell'amore di Dio; l'attenzione alla vita quotidiana vivificata dalle virtù della pazienza, dell'umiltà, della dolcezza; la devozione alla Vergine Madre del Salvatore; la volontà di Dio come faro che illumina e orienta tutta la vita... Queste pagine, utili alla meditazione di tutti, invitano ad andare alla "fonte", a quelle opere del santo Vescovo di Ginevra da cui sono state tratte.
Sulla scia dell'umanesimo rinascimentale, san Francesco di Sales ha elaborato - non in modo teorico ma pratico e pastorale - un progetto di educazione e di formazione integrale della persona. Ogni essere umano è chiamato a perfezionare se stesso in tutte le sue dimensioni come individuo: i sensi del corpo, le passioni e gli affetti dell'anima, le facoltà spirituali della memoria e dell'intelletto, e in modo particolare il cuore, sede della volontà e della libertà. Come persona immersa nella società, il nostro Autore si dimostra attento alla promozione della dignità di ogni persona, sia nella famiglia, nelle relazioni sociali, nel lavoro, nel tempo libero come anche nel servizio del proprio paese. Infine san Francesco di Sales non può pensare alla persona senza la sua apertura alla trascendenza. In questo campo la sua proposta è anche originale: ha un'immagine positiva di un Dio che attrae l'uomo rispettandone la libertà; la devozione che promuove è una "devozione civile" inoltre l'amore di Dio va vissuto nella vita quotidiana, mentre l'amore del prossimo è caratterizzato dalla "dolcezza", fiore della carità. Il progetto di san Francesco di Sales è un antidoto contro una formazione unidimensionale che trascura le molteplici risorse della natura umana.
Gianni Ghiglione presenta in modo agile e in un linguaggio adatto ai giovani il cammino spirituale che il santo, da oltre quattro secoli, propone per vivere quotidianamente la santità a cui tutti siamo chiamati. Nel 2022 ricorreranno i 400 anni dalla morte di San Francesco di Sales, questo libretto è un'occasione per riscoprire la sua figura di pastore zelante e la sua ricetta della santità. Una ricetta facile, simpatica, carica di bontà e speranza. L'impianto utilizzato, ispirato a una scalata in montagna conale sue tappe, soste, termini, attrezzatura, ecc... rende simpatico e percorribile il cammino. Una pratica guida per quanti vogliono puntare in alto e camminare verso il Dio della vita e della gioia.
Cosa dobbiamo intendere per immaginazione? Se l'immagine non è solo la copia sbiadita del reale, come orientarsi nella plurivocità dell'immagine e distinguere i tipi di immagine di cui parliamo? E che rapporto c'è tra immagine e parola? L'immaginazione si identifica con la facoltà delle immagini? Ammesso che l'immaginazione non sia solo finzione e fuga dalla realtà, c'è una funzione cognitiva dell'immaginazione? Si può, come normalmente avviene, ridurre l'immaginazione alla facoltà solo teorica di un io puro, cioè risolto in un ambito mentale e privato, prescindendo dai suoi aspetti pratici, intersoggettivi, affettivi? A tali questioni concettuali questo libro cerca una risposta sistematica e comprensiva. Rimessi in discussione molti luoghi comuni su immaginazione e immagini, precisata la fascinazione delle immagini, questo volume cerca un approfondimento concettuale della duplicità interna a ogni immagine, dei criteri della distinzione di immagini naturali, artificiali, mentali e mnestiche, per poi soffermarsi sulla valenza euristica e cognitiva dell'immaginazione, sulla finzione e sul gioco, e infine sulla necessità di allargare l'accezione di immaginazione dalla sospensione del mondo alla volontà e ai modi di trasformarlo per istituire il nuovo.
Un grande quadro sincronico delle civiltà documentate nel Vicino Oriente antico, dall'Altopiano Iranico fino al Mediterraneo, dal Mar Nero fino al Golfo Persico, con le valli del Tigri e dell'Eufrate e con la valle del Nilo. E quindi anche la storia d'Egitto, secondo una scelta storiografica non consueta, che contribuisce ad allargare la visuale su contatti e interazioni culturali di lunga distanza. L'ampiezza di questa impostazione restituisce al lettore la vivacità e l'articolazione di un mondo disomogeneo e dinamico e corregge radicalmente quella idea diffusa dell'area mesopotamica come un mero prologo, un ipotetico "prima" ai bordi della storia, placidamente adagiato lungo il Tigri e l'Eufrate.
Il manuale affronta in modo completo i fondamentali snodi del diritto del lavoro contemporaneo, prestando attenzione alla sua evoluzione più recente, fortemente influenzata dai tumultuosi processi di globalizzazione economica, dall'avvento della rivoluzione digitale e dagli sconvolgimenti provocati dalla pandemia. Prendendo le mosse dai principi costituzionali del lavoro, con linguaggio chiaro e lineare, si esamina, nella prima parte, il diritto sindacale e le molteplici manifestazioni della libertà sindacale nonché il conflitto collettivo. In questa parte, messi a fuoco i fondamenti della libertà sindacale, il manuale si sofferma sull'organizzazione sindacale, sulle rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro, sulla contrattazione collettiva, sul conflitto collettivo e, infine, sullo sciopero. Nella seconda parte il manuale si concentra sul rapporto individuale di lavoro e, in particolare, sui seguenti temi: il lavoro subordinato e i suoi confini, la figura del datore di lavoro, la somministrazione di lavoro, l'appalto, il distacco, il trasferimento d'azienda, la liquidazione giudiziale, la disciplina antidiscriminatoria, i servizi per il lavoro, i rapporti di lavoro flessibili (contratto a termine, contratto a tempo parziale, contratto di lavoro intermittente, lavoro occasionale), le mansioni e l'inquadramento professionale, il luogo e il tempo della prestazione, il lavoro agile, gli obblighi del lavoratore (obblighi di diligenza, obbedienza, fedeltà), gli obblighi del datore di lavoro (obbligo di sicurezza, obbligo retributivo), i poteri del datore di lavoro (potere direttivo, potere di controllo, potere disciplinare), la sospensione del rapporto di lavoro (malattia, infortunio), l'estinzione del rapporto di lavoro (dimissioni, risoluzione consensuale, licenziamento individuale e collettivo, trattamento di fine rapporto), gli ammortizzatori sociali, il lavoro giovanile e la formazione professionale, le rinunce e le transazioni, la prescrizione, la decadenza. L'opera, aggiornata alle più recenti modifiche normative e pronunce giurisprudenziali, contiene anche essenziali riferimenti bibliografici.
Anche a distanza di secoli, la modernità - dalla fine del Rinascimento a Kant - non è tramontata, se non altro perché le idee, i programmi di ricerca, le realizzazioni cui essa ha dato inizio sono ancora attive e operanti nel nostro mondo contemporaneo. I capitoli di questo libro, affidati ciascuno a uno specialista del tema, non ambiscono all'ennesima sintesi unitaria, ma insistono piuttosto sull'intreccio dei percorsi che caratterizzarono il pensiero dei moderni. Perciò, pur senza rinunciare alla categoria dell'individualità, i singoli pensatori sono immersi nei contesti, nelle tradizioni e nei problemi del loro tempo. I grandi temi, i protagonisti e i loro interlocutori vengono così considerati da angolature o in connessioni originali. In questo modo, si vede come le filosofie giocarono su campi del sapere anche diversi, dalle scienze alla storia, dal pensiero giuridico-politico alla religione. Ne risulta un quadro più ricco e vario perché i filosofi moderni non solo diedero risposte nuove, ma sovente impostarono i problemi con i quali ancora oggi ci misuriamo.
FIGLIO DEL CAPITANO ROBERT BAINES, AUTORITARIO VETERANO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE ORA DI STANZA IN NORD AFRICA, E DI SUA MOGLIE ROSALIND, ROLAND FATICA A CAPIRE PERCHE A SOLI UNDICI ANNI GLI TOCCHI LASCIARE LE PIETRE CALDE E LA PAZZA LIBERTA DI LIBIA, E IL FIANCO TIEPIDO DI SUA MADRE, PER AFFRONTARE UN'ISTRUZIONE RIGOROSA E SOLITARIA NELLA FREDDA INGHILTERRA. LA FATICHERA A CAPIRE CHE COSA VOGLIA DA LUI MISS MIRIAM CORNELL, LA TEMIBILE INSEGNANTE DI PIANOFORTE DEL COLLEGIO, CHE PUNISCE LE SUE MANCHEVOLEZZE CON PIZZICOTTI DOLOROSI E IMBARAZZANTI E PREMIA I SUOI SUCCESSI CON LANGUIDI BACI SULLA BOCCA, E CON GLI UNI E GLI ALTRI IN EGUAL MISURA LO TERRORIZZA E LO ATTRAE. SARA POI LA SUA MOGLIE ANGLOTEDESCA ALISSA A CONFONDERLO E STRAZIARLO QUANDO, A POCHI MESI DALLA NASCITA DEL LORO BAMBINO LAWRENCE, ABBANDONERA MARITO E FIGLIO AL LORO DESTINO SENZA UNA SPIEGAZIONE. ROLAND PASSERA IL RESTO DELLA VITA A INTERROGARSI SU DI SE E SULLA «NATURA DEL DANNO» CHE LE TRE DONNE - MADRE, INSEGNANTE, MOGLIE - GLI HANNO PROCURATO. CHI E DAVVERO ROLAND BAINES? IL GIOVANE PRODIGIO DEL PIANOFORTE IL CUI STRAORDINARIO TALENTO E STATO FRUSTRATO DAI SOPRUSI DI UN'INSEGNANTE, O L'INDOLENTE PIANISTA DI PIANOBAR CHE HA RINUNCIATO ALLE SUE AMBIZIONI PER PAVIDITA? E IL FIGLIO DI GENITORI INTRANSIGENTI MA AMOREVOLI, O IL FRATELLO DI BAMBINI COME LUI DEFRAUDATI DEI LORO DIRITTI DA UNA MADRE DEGENERE? E IL MARITO DI UNA DONNA SPIETATA CHE IMMOLA GLI AFFETTI PIU CARI ALLA SUA ARTE, O E IL SOFFOCANTE GROVIGLIO DI BISOGNI CHE L'HA COSTRETTA ALLA FUGA? L'ASPIRANTE SCRITTORE AMANTE DELLA GRANDE LETTERATURA, O IL LADRO DI FRASI ALTRUI CON CUI CONFEZIONARE BIGLIETTI PER RICORRENZE A PAGAMENTO? IL PADRE PREMUROSO E SEMPRE PRESENTE, O L'OSTAGGIO IMPRIGIONATO IN UNA PATERNITA ACCOLLATA? E IL BAMBINO VITTIMA DI ABUSI O IL GIOVANE «INCLINE ALL'INTIMITA» E ALLA FELICITA DEI SENSI? E TUTTE QUESTE COSE INSIEME, FORSE, ESSERE POLIEDRICO COME IL SECOLO CHE LA SUA VITA ATTRAVERSA? DALLA CRISI DEI MISSILI DI CUBA ALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO, DALLA GLASNOST AL THATCHERISMO, DALL'INVASIONE DELL'IRAQ ALLA PANDEMIA DA COVID, ROLAND PARE FLUTTUARE DA UN'ESPERIENZA ALLA SUCCESSIVA A MOTORE SPENTO, SOSPINTO DALLA SOLA FORZA DEI VENTI. MA STRADA FACENDO QUALCHE LEZIONE LA IMPARA, SE ALLA FINE DI TUTTO PUO APPRODARE A UNA NUOVA CURIOSITA D'AMORE, PORTATO DALLA MANO PICCOLA DI UNA BAMBINA IN CUI DEPOSITARE UNA LUNGA EREDITA.
La protagonista de "La Strologa" è Sarah, una giovane donna con la passione della pittura che viene lasciata dal suo compagno dopo una lunga convivenza. Questo abbandono rompe il suo precario equilibrio emotivo e la fa cadere in una profonda depressione. L'incontro casuale con una vecchia signora le fa tornare alla mente la Strologa, una donna legata alla sua infanzia e alla quale, da ragazza, aveva fatto un ritratto. Alla ricerca del quadro la protagonista inizia un cammino verso la consapevolezza di sé. Tra interrogativi, lacrime e dubbi, ripercorre la strada dei dolorosi ricordi infantili. Questo la porterà a riflettere sulla sua famiglia e in particolare su sua madre. Avrà nuove relazioni, riprenderà a dipingere e tornerà sulla tomba dei suoi genitori. Seguendo le tracce della Strologa, misterioso e affascinante personaggio, Sarah si muove tra sogni, visioni e strane coincidenze, in un gioco tra fantasia e realtà che sorprende la stessa protagonista. Con coraggio e sofferenza riuscirà a ricomporre la sua storia e riprendere in mano la sua vita. Un racconto intenso alla fine del quale resta una domanda. Ma chi è veramente la Strologa?
«Tutto ha inizio con due gemelli che una madre disperata è costretta ad affidare alla nonna, lontano da una grande città dove cadono le bombe e manca il cibo. Siamo in un paese dell'Est, ma né l'Ungheria né alcun luogo preciso vengono mai nominati. Un inizio folgorante che ci immette di colpo nel tempo atroce dell'ultima guerra raccontandolo come una metafora. La nonna è una "vecchia strega" sporca, avara e senza cuore e i due gemelli, indivisibili e intercambiabili quasi avessero un'anima sola, sono due piccoli maghi dalla prodigiosa intelligenza. Intorno a loro ruotano personaggi disegnati con pochi tratti scarni su uno sfondo di fame e di morte. Favola nera dove tutto è reso veloce ed essenziale da una scrittura limpida e asciutta che non lascia spazio alle divagazioni. Un avvenimento tira l'altro come se una mano misteriosa e ricca di sensualità li cavasse fuori dal cilindro di un prestigiatore crudele». (Rosetta Loy)
Un noto scrittore e viaggiatore ha deciso di lasciare Parigi. Saluta gli amici, la fidanzata, il lavoro e gli impegni. Per sei mesi andrà a vivere in totale isolamento nelle foreste della Siberia, in una capanna di pochi metri sulle sponde del lago più antico del mondo, a 120 chilometri di distanza dal primo villaggio abitato, senza vicini di casa né strade di accesso. Lo attende una solitudine differente da quella del navigatore o dell'alpinista che attraversano paesaggi e scenari: nei boschi ghiacciati l'uomo sta fermo e viaggia dentro se stesso, e la natura si gode lo spettacolo. Da febbraio a luglio Sylvain Tesson si impone un ritmo preciso. La mattina legge, scrive, fuma, disegna. Seguono cinque lunghe ore dedicate alle faccende domestiche: bisogna tagliare la legna, spalare la neve, preparare le lenze, riparare i danni dell'inverno. La vera sfida di questi sei mesi è scoprire se si riuscirà a resistere. L'ispettore forestale che lo accompagna fin lì è chiaro ed enigmatico allo stesso tempo: "Questo è un posto magnifico per suicidarsi...". La solitudine può anche rivelarsi fertile. Quando non si ha nessuno a cui esporre i propri pensieri la carta diviene preziosa confidente, e il taccuino compagno fedele. I giorni trascorrono mentre si scruta il lago e la foresta, si pesca per la cena o si beve un bicchiere di vodka dopo una passeggiata tra i monti. Una sedia di fronte alla finestra è un punto di osservazione ideale per cogliere il respiro del mondo, l'inverno, l'arrivo della primavera.
"È qualcosa che viene dal passato... Ma c'è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare". Milano, quasi centro, eppure periferia, "più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi", vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l'informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo. A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma "il morto non era uno che di solito muore così". E non sarà l'unica vittima. Per fronteggiare "il ritorno del terrorismo", il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d'indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella, due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all'immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall'affascinante vedova agli intrecci d'affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l'autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all'amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato. Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall'ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero.
A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è - molto semplicemente - lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemm o al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere.
A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo. L'intreccio è costruito in modo magistrale e la fine è sorprendente, totalmente imprevedibile. Ogni personaggio è un vero enigma. Un'indagine con un succedersi di colpi di scena, dove sfumano i confini tra realtà e illusione e tra passato e presente. Un romanzo noir che ci porta dentro un labirinto di specchi in cui sta al lettore distinguere il vero dal falso.
Aprile 1999. Mount Pleasant, una tranquilla cittadina del New Hampshire, è sconvolta da un omicidio. Il corpo di una giovane donna, Alaska Sanders, viene trovato in riva a un lago. L'inchiesta è rapidamente chiusa, la polizia ottiene la confessione del colpevole, che si uccide subito dopo, e del suo complice. Undici anni più tardi, però, il caso si riapre. Il sergente Perry Gahalowood, che all'epoca si era occupato delle indagini, riceve un inquietante messaggio anonimo. E se avesse seguito una falsa pista? L'aiuto del suo amico scrittore Marcus Goldman, che ha appena ottenuto un enorme successo con il romanzo "La verità sul caso Harry Quebert", ispirato dalla loro comune esperienza con un altro crimine, sarà ancora una volta fondamentale per scoprire la verità. Ma c'è un mistero nel mistero: la scomparsa del suo mentore Harry Quebert. I fantasmi del passato ritornano e, fra di essi, quello di Harry Quebert.
Un tramonto e un'aurora, un declino e un'affermazione. La fine di Roma assomiglia a due figure che si rispecchiano l'una nell'altra, ora opposte ora strettamente connesse, come lo sono due lottatori che si stringono reciprocamente nel tentativo di sopraffarsi. In questo nuovo, affascinante affresco storico, Corrado Augias ci presenta la Roma cristiana, raccontando le storie di uomini, donne, luoghi e monumenti che caratterizzarono la fine del vecchio mondo, e annunciarono l'inizio e il trionfo di una nuova epoca. All'inizio del IV secolo l'Impero romano contava circa settanta milioni di abitanti, e si stima che meno del dieci per cento della popolazione aderisse alla religione cristiana. Una minoranza, ma in crescita. Adottare dunque quella religione, ammetterla tra le fedi consentite e dichiararsene membro, fu, da parte di Costantino, un gesto di immensa audacia. Dopo aver annientato il penultimo dei suoi concorrenti, Marco Aurelio Valerio Massenzio, nella famosa battaglia di Ponte Milvio, Costantino entrò trionfalmente a Roma percorrendo per l'intera lunghezza la via Lata (attuale via del Corso). Era il 29 ottobre del 312, giorno che può essere scelto come la data ufficiale di passaggio tra mondo antico e mondo cristiano. Ma nei fatti non è proprio cosí. Le date che indicano i grandi passaggi della storia umana sono sempre convenzionali. È difficile dire da quanto tempo quei nuovi modi di sentire e di vivere avessero realmente avuto inizio, quali e quanti fattori li avessero determinati e quali altri provocarono invece il declino e la scomparsa di riti, simboli, credenze, costumi sui quali milioni di individui avevano basato la propria esistenza. Resta che nel 324, diventato imperatore unico Costantino, la religione cristiana aveva assunto un'importanza e una dimensione mondiali e che sul finire del secolo l'imperatore Teodosio, detto il Grande, con il suo Editto di Tessalonica, la rendeva unica e obbligatoria. Era solo un primo passo; sarebbe stato via via completato proibendo culto e sacrifici pagani con la minaccia di punizioni severissime, compresa la pena di morte. In pochi anni i cristiani si erano trasformati da perseguitati in persecutori, e il mondo si apprestava a conoscere una nuova fase della sua storia. Tra sapere e meraviglia, Corrado Augias ci guida sui luoghi che furono protagonisti della rivoluzione cristiana, svelando monumenti e rovine che continuano a dare potente testimonianza della fine di un mondo. Ne risulta un'avventura affascinante - e un modo nuovo di vedere Roma - che dà alle pagine l'incanto che sempre deriva dal piacere della scoperta.
Nella cameretta di Samantha spicca appeso al muro il poster di una donna lupo, «capelli lunghi, occhi gialli, un corpo da mozzare il fiato, gli artigli al posto delle unghie», una donna che non si arrende davanti a nulla e sa difendersi e tirare fuori i denti. Samantha invece, a 17 anni, ha raccolto nella vita solo tristezze e non ha un futuro davanti a sé. Non è solo la povertà della famiglia; è che la gente come lei non ha più un posto che possa chiamare suo nell'ordine dell'universo. Lo stesso vale per tutti gli abitanti di Colle San Martino: vite a perdere, individui che, pur gomito a gomito, trascinano le loro esistenze in solitudine totale, ognuno con i suoi sordidi segreti, senza mai un momento di vita collettiva, senza niente che sia una cosa comune. Sul paese dominano, rispettivamente dall'alto del palazzo padronale e dal campanile della chiesa, Cicci Bellè, «proprietario di tutto», e un prete reazionario, padre Graziano. I due si odiano e si combattono; opprimono e sfruttano, impongono ricatti e condizionamenti. Cicci Bellè prova un solo affetto, per il figlio Mariuccio, un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino di 5; padre Graziano porta sempre con sé il nipote Faustino, bambino viziato, accudito da una russa silenziosa, Ljuba. Samantha non ha conforto nel ragazzo con cui è fidanzata, nemmeno nei conformisti compagni di scuola; riesce a comunicare solo con l'amica Nadia. Tra squallide vicende che si intrecciano dentro le mura delle case, le sfide dei due prepotenti e i capricci di un destino tragico prima abbattono la protagonista, dopo le permettono di vendicarsi della sua vita con un colpo spregiudicato, proprio come una vera donna lupo; un incidente, un grave lutto, un atto di follia, sono le ironie della vita di cui la piccola Samantha riesce ad approfittare. La penna di Antonio Manzini, che ha descritto un personaggio scolpito nella memoria dei lettori come Rocco Schiavone, raffigura individui e storie di vivido e impietoso realismo in un noir senza delitto, un romanzo di una ragazza sola e insieme il racconto corale di un piccolo paese. Una specie di lieto fine trasforma tutto in una fiaba acida. Ma dietro quest'apparenza, il ghigno finale della donna lupo fa capire che La mala erba è anche altro: è un romanzo sul cupio dissolvi di due uomini prepotenti, sulla vendetta che non ripristina giustizia, sul ciclo inesorabile e ripetitivo dell'oppressione di una provincia emarginata che non è altro che l'immensa, isolata provincia in cui tutti viviamo.
La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L'unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su. In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. "Niente di vero" è la scommessa riuscita, rarissima, di curare le ferite ridendo. «All'inizio c'è la famiglia. Veronica Raimo racconta che, specialmente se si è figlie, quell'inizio combacia con la fine» (Domenico Starnone). «Leggere questo romanzo è una festa. Ma molte pagine sono ferite da medusa: bruciano alla distanza» (Claudia Durastanti). Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l'uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c'era. Veronica Raimo sabota dall'interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All'origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l'impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all'indicibile. In questa storia all'apparenza intima, c'è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell'energia paralizzante che può essere la famiglia, dell'impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dall'intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante. «Veronica Raimo è l'unica che mi ha fatto ridere ad alta voce con un testo scritto in prosa da quando ero adolescente» (Zerocalcare).
Nizza, 2008. Dopo averla inseguita per tutto il mondo, le ragazze D'Aplièse hanno finalmente trovato la sorella perduta, e ora che sono finalmente insieme a bordo dello yacht di famiglia, sono pronte a salpare per commemorare la morte di Pa' Salt. Merope, però, arriva portando con sé il prezioso diario del padre e così, nelle lunghe ore di navigazione per raggiungere il Mar Egeo, le sorelle, circondate dai loro cari, potranno finalmente scoprire la verità sull'uomo che le ha accolte e cresciute e che in fondo conoscevano appena. Parigi, 1928. La famiglia Landowski trova un bambino di sette anni svenuto nel proprio giardino. A un passo dalla morte, viene salvato e accolto come se fosse uno dei loro figli. Nonostante sia un ragazzo gentile, precoce e talentuoso, pur di non spiegare da che cosa sta fuggendo si chiude in un ostinato mutismo. Mentre diventa un giovane uomo, si innamora, prende lezioni al prestigioso Conservatorio di Parigi e sembra quasi poter dimenticare i terrori del suo passato, ma poi una nuova minaccia lo costringe a partire: non potrà mai essere al sicuro, non finché il suo migliore amico non avrà compiuto la sua vendetta. Attraversando una vita di amori e perdite, confini e oceani, "Atlas, La storia di Pa' Salt", porta la serie delle Sette Sorelle di Lucinda Riley alla sua conclusione.
S'innamorano di una sagoma di cartone o di un pretoriano in miniatura, odiano i bambini pur portandoseli in grembo, lasciano una donna ma ne restano imprigionati, vomitano amore e rabbia, si tagliano, tradiscono, si ammalano. Sono alcuni dei personaggi del nuovo libro di Michela Murgia, un romanzo fatto di storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva. "Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita." A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore, ma è sempre un mutamento d'orizzonte delle tue speranze che non lascia scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli, perché sei stato tu a generarlo. In stato di grazia, Murgia scrive per tutti noi un libro estremamente originale che rimanda a una costellazione di altri grandi libri: Il crollo di Fitzgerald, Lo zen e il tiro con l'arco di Herrigel e L'anno del pensiero magico di Didion.
«L'inizio della presentazione era per le 17, ma Gianfelice Sperticato arrivò davanti alla storica Libreria Lanzoni con un anticipo di un'ora e trentaquattro minuti. La città sembrava spopolata da un attacco di gas nervino e il sole di settembre gli arrostiva la fronte. Ovviamente non entrò. Rimase a distanza, spiando gli interni ombrosi e la loro promessa di sapienziale refrigerio. Prese a morsi un cono confezionato sulla sediola di plastica di un bar tabacchi frequentato da muratori esausti e gente che si rovinava al Gratta e Vinci. Mentre si accorgeva di aver masticato voracemente anche un po' di carta dell'involucro, rilesse i passaggi principali del suo discorso segnati su un taccuino a quadretti». Nella «storica Libreria Lanzoni», si tiene la presentazione del romanzo Lo Scempio, di Gianfelice Sperticato, scrittore aulico e senza lettori. Il fiasco è scontato. L'autore, in uno sfogo rabbioso, lacera a morsi la sagoma pubblicitaria di Federigo Crudeli, «la star culturale del momento». Non immagina che sarà proprio il fantasma del bestsellerista Crudeli a fornire a lui, e al navigatissimo direttore editoriale della Idra Media Group, il luciferino Dott. Vinciguerra, la materia di un intrigo colossale. Una beffa clamorosa, che costringe a riflettere sulla barriera tra la «vera letteratura» e quella di intrattenimento. "Sarà assente l'autore" è un romanzo di autentico umorismo, che ride su di uno che si prende troppo sul serio e sulla realtà comica della letteratura-spettacolo; e progressivamente diventa satira della cultura pop e del suo contrario.
È questa la libertà? si chiede Rachel, mentre corre in una foresta immersa nel buio, sola, atterrita, esausta. Sta scappando dalla piantagione in cui ha trascorso tutta la sua esistenza, da un lavoro sfibrante, da un padrone brutale. Lo stesso padrone che, quella mattina del 1834, ha annunciato la fine della schiavitù, per poi aggiungere che tutti loro avrebbero dovuto prestare servizio come apprendisti per altri sei anni. Una beffa atroce. In quell'istante, qualcosa in Rachel si è spezzato. Perché dentro di lei ci sono cinque anime, cinque volti che nessuna fatica e nessun dolore sono riusciti a cancellare: i cinque figli che, nel corso del tempo, le sono stati strappati via, spinti verso una sorte che lei ignora. Sono vivi, sono morti? Sono schiavi come lei oppure sono liberi? Se li incontrasse, la riconoscerebbero? Eccola, la vera libertà. Trovare i suoi figli. È un viaggio difficile, quello in cui s'imbarca Rachel. La strada è lunga e piena di pericoli, le informazioni spesso inaffidabili, come le persone che di volta in volta si offrono di aiutarla. Eppure lei andrà avanti finché le storie dei suoi figli, come le acque di un fiume, non si saranno fuse con la sua, a creare un'unica, grande storia, quella di una famiglia. Solo allora, per la prima volta nella sua vita, Rachel potrà sentirsi completa. Dai campi di Barbados all'affollato mercato di Bridgetown, dalla Guyana Britannica alle foreste di Trinidad, in queste pagine intime e dolorose si snoda un viaggio pieno di speranza, un inno alla forza dei legami familiari e all'amore infinito di una madre.
Scandito in tre parti - «Le vittime», «Gli imputati», «La corte» -, V13 raccoglie, rielaborati e accresciuti, gli articoli (apparsi a cadenza settimanale sui principali quotidiani europei) in cui Emmanuel Carrère ha riferito le udienze del processo ai complici e all'unico sopravvissuto fra gli autori degli attentati terroristici avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015 - attentati che, tra il Bataclan, lo Stade de France e i bistrot presi di mira, hanno causato centotrenta morti e oltre trecentocinquanta feriti. Ogni mattina, per quasi dieci mesi, Carrère si è seduto nell'enorme «scatola di legno bianco» fatta costruire appositamente e ha ascoltato il resoconto di quelle «esperienze estreme di morte e di vita» - le testimonianze atroci di chi ha perduto una persona cara o è scampato alla carneficina strisciando in mezzo ai cadaveri, i silenzi e i balbettii degli imputati, le parole dei magistrati e degli avvocati -, e lo ha raccontato, come solo lui sa fare, senza mai scivolare nell'enfasi o nel patetismo, e riuscendo a cogliere non solo l'umanità degli uni e degli altri (sconvolgente, ammirevole o abietta che fosse), ma anche, talvolta, la quasi insostenibile ironia dei discorsi e delle situazioni. Da questo viaggio al termine dell'orrore e della pietà, da questo groviglio di ferocia, di fanatismo, di follia e di sofferenza, Carrère sa, fin dal primo giorno, che uscirà cambiato - così come uscirà cambiato, dalla lettura del suo libro, ciascuno di noi.
Marcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata. Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l'università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell'università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine. Realtà sovrapposte, in cui si rivelano come colpi di scena delle verità sospese. Che cosa contiene l'archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, La Fantasima, l'autobiografia perduta? La ricreazione è finita è un'opera che si presta a significati e interpretazioni molteplici. Un narrato in cui si stratificano il genere del romanzo universitario - imperniato dentro l'artificioso e ossimorico mondo dell'accademia -, con il romanzo di formazione; il divertimento divagante sui giorni perduti di una generazione di provincia, con la riflessione, audace e penetrante, sulla figura del terrorista; e il romanzo nel romanzo, dove l'autore cede la parola all'autobiografia del suo personaggio. Questo libro racconta la storia di due giovinezze incompiute, diversissime eppure con una loro sghemba simmetria.
Teresa Pandolfi ha esagerato. Questo pensa chi l'ha rapita. La sfacciata, attraente bionda a capo dell'Unità segreta dei Servizi deve essere messa a tacere. Prima di farla fuori, però, serve la certezza che non abbia lasciato prove compromettenti per il loro sistema di potere. Intanto Sara è in crisi. Diverse come il giorno e la notte, lei e Bionda sono amiche, colleghe, rivali. Più ancora: sorelle. Dal giorno in cui non le risponde a un messaggio, Mora ha capito: Teresa è in pericolo di vita. Lei è disposta a qualsiasi cosa per salvarla, con Viola, Pardo e persino Boris, il colossale Bovaro del Bernese. Al suo fianco la risorsa più preziosa, l'ex agente Andrea Catapano, che con Bionda e Mora ha condiviso gli anni migliori. Così comincia una forsennata corsa contro il tempo. Per capire se esistono delle prove, unica merce di scambio per la liberazione di Teresa, Sara dovrà scavare dentro tutto ciò che sa di lei. Tornare alle indagini di ieri, collegarle a quelle di oggi. Ma dovrà soprattutto schiudere lo scrigno dei ricordi, anche i più minuti, all'apparenza insignificanti, che ognuno di noi cela a propria insaputa in fondo al cuore. Lì in mezzo, Mora potrebbe indovinare la pista giusta, a cui arriverebbe - in uno slancio dell'anima - soltanto una sorella.
Un noto scrittore e viaggiatore ha deciso di lasciare Parigi. Saluta gli amici, la fidanzata, il lavoro e gli impegni. Per sei mesi andrà a vivere in totale isolamento nelle foreste della Siberia, in una capanna di pochi metri sulle sponde del lago più antico del mondo, a 120 chilometri di distanza dal primo villaggio abitato, senza vicini di casa né strade di accesso. Lo attende una solitudine differente da quella del navigatore o dell'alpinista che attraversano paesaggi e scenari: nei boschi ghiacciati l'uomo sta fermo e viaggia dentro se stesso, e la natura si gode lo spettacolo. Da febbraio a luglio Sylvain Tesson si impone un ritmo preciso. La mattina legge, scrive, fuma, disegna. Seguono cinque lunghe ore dedicate alle faccende domestiche: bisogna tagliare la legna, spalare la neve, preparare le lenze, riparare i danni dell'inverno. La vera sfida di questi sei mesi è scoprire se si riuscirà a resistere. L'ispettore forestale che lo accompagna fin lì è chiaro ed enigmatico allo stesso tempo: "Questo è un posto magnifico per suicidarsi...". La solitudine può anche rivelarsi fertile. Quando non si ha nessuno a cui esporre i propri pensieri la carta diviene preziosa confidente, e il taccuino compagno fedele. I giorni trascorrono mentre si scruta il lago e la foresta, si pesca per la cena o si beve un bicchiere di vodka dopo una passeggiata tra i monti. Una sedia di fronte alla finestra è un punto di osservazione ideale per cogliere il respiro del mondo, l'inverno, l'arrivo della primavera.
"È qualcosa che viene dal passato... Ma c'è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare". Milano, quasi centro, eppure periferia, "più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi", vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l'informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo. A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma "il morto non era uno che di solito muore così". E non sarà l'unica vittima. Per fronteggiare "il ritorno del terrorismo", il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d'indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella, due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all'immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall'affascinante vedova agli intrecci d'affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l'autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all'amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato. Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall'ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero.
A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è - molto semplicemente - lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemm o al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere.
A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo. L'intreccio è costruito in modo magistrale e la fine è sorprendente, totalmente imprevedibile. Ogni personaggio è un vero enigma. Un'indagine con un succedersi di colpi di scena, dove sfumano i confini tra realtà e illusione e tra passato e presente. Un romanzo noir che ci porta dentro un labirinto di specchi in cui sta al lettore distinguere il vero dal falso.
Il testo "Giurisprudenza Ragionata di Diritto Penale": monitora in modo ragionato le svolte giurisprudenziali nazionali e sovranazionali più significative e costituisce un'indispensabile guida per i concorsisti nelle magistrature superiori, nelle forze dell'ordine e nell'alta dirigenza; analizza le pronunce di maggiore attualità, nel quadro di una spiegazione sistematica degli istituti di riferimento, offrendo una ricostruzione completa, dottrinale e pretoria, delle questioni a maggiore sensibilità concorsuale; è stato profondamente rivisitato alla luce delle innumerevoli novità che nell'ultimo anno hanno inciso sul diritto penale.
Codice Notarile. Aprile 2023. Il Codice Notarile contiene oltre 600 provvedimenti di interesse notarile ed è corredato da una fitta rete di provvedimenti collegati. È aggiornato alla G.U. del 9 marzo 2023 n. 58 e contiene le nuove norme in tema di scissione mediante scorporo, riforma Cartabia e volontaria giurisdizione. Il Codice notarile contiene il testo aggiornato del Codice civile, che si presenta arricchito sia da un'utilissima e approfondita raccolta di rinvii normativi, sia da un'ampia serie di provvedimenti speciali, con notevole spazio riservato alle disposizioni che riguardano l'ordinamento del notariato. Il volume comprende, in particolare, l'innovativa sezione "Fingertips", la quale riassume agilmente tutte le norme complementari di maggiore interesse notarile.La pregevole struttura dell'Opera è stata pensata per consentire allo studente e all'operatore un'immediata e completa padronanza della materia, che si realizza attraverso l'indicazione in calce a ogni articolo del Codice: delle norme complementari collegate, ove opportuno riportate nel loro testo integrale; di un utilissimo quadro dell'evoluzione storico-normativa, con la segnalazione di ogni modifica intervenuta e con la pubblicazione, in appositi riquadri, del testo di legge antecedente alle riforme più recenti e significative; di puntuali richiami al regime fiscale e alle fonti regionali e comunitarie. Per la sua impostazione e il suo contenuto l'opera rappresenta un originale e insostituibile strumento di studio e consultazione nel quale Raffaele Viggiani ha trasfuso la sua passione e la sua competenza, nel tentativo - pienamente riuscito - di creare quei collegamenti e quegli stimoli che rendono il Codice Notarile un ausilio indispensabile per la preparazione al concorso notarile e per l'approfondimento professionale.
Avere a disposizione una raccolta aggiornata e coordinata delle norme che interessano il settore amministrativo rappresenta un'esigenza imprescindibile non solo per gli operatori del diritto, ma per tutti coloro che si avvicinano allo studio della materia o a esperienze concorsuali. In un settore in continua evoluzione e non sempre coerente e armonico, si è, quindi, cercato di predisporre un Codice nel quale sono inserite le più rilevanti norme del diritto amministrativo nella consapevolezza che ogni articolo, al di là del freddo dato testuale, nasconde una sua storia e una sua ratio ispiratrice, che possono essere colte solo indagando il disegno complessivo del legislatore. Lo studio delle leggi di diritto amministrativo, qui raccolte in modo da formare un vero Codice, rappresenta allora il primo passo per scoprire la natura e i limiti di un istituto giuridico, nella consapevolezza che non ci può essere contributo dottrinario, pronuncia giurisdizionale o elaborato concorsuale, che non abbia come punto di partenza questo dato legislativo. La Sesta Edizione del Codice Coordinato di diritto amministrativo contiene nuovi rinvii normativi sistematici, un indice sistematico e analitico implementato, ed è aggiornato a tutte le novità normative che hanno, in particolare, interessato le norme fondamentali di diritto amministrativo, quali, ad esempio, il c.p.a., la legge 241/1990, il d.lgs. n. 33/2013, il settore del pubblico impiego, dell'edilizia e dell'urbanistica, il Codice dei beni Culturali e paesaggistici (d.l. 24 febbraio 2023, n. 13). In particolare, nelle more di stampa il Codice è stato aggiornato con in allegato il Codice degli Appalti (marzo 2023).
Il volume offre un commento sistematico della riforma del processo civile realizzata con il d.lgs. n. 149/2022, attuativo della legge delega n.206/2021. Si tratta di una corposa novella che invade ogni settore della materia, incidendo non solo sul codice di procedura civile, ma anche su molteplici leggi speciali, talora trasponendo all'interno del codice stesso intere discipline originariamente collocate altrove: le importanti novità investono tanto i principi generali, quanto le regole di dettaglio, tanto il processo ordinario di cognizione, quanto plurimi procedimenti speciali (tra cui spicca l'introduzione del nuovo procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie), il processo di esecuzione e quello cautelare. Una particolare attenzione viene poi riservata ai metodi alternativi di componimento della lite, nella prospettiva della degiurisdizionalizzazione quale obiettivo che la legislazione ormai persegue da anni. Il modello prescelto è quello del commento "articolo per articolo" avente ad oggetto le singole disposizioni modificate. Inoltre, tenuto conto della varietà dei temi trattati e delle fonti normative interessate, per agevolare la consultazione, l'opera è strutturata in una divisione per capitoli e, al loro interno, per sezioni e sottosezioni, il che agevola la ricerca in base all'argomento trattato o ai singoli profili di disciplina.
S'innamorano di una sagoma di cartone o di un pretoriano in miniatura, odiano i bambini pur portandoseli in grembo, lasciano una donna ma ne restano imprigionati, vomitano amore e rabbia, si tagliano, tradiscono, si ammalano. Sono alcuni dei personaggi del nuovo libro di Michela Murgia, un romanzo fatto di storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva. "Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita." A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore, ma è sempre un mutamento d'orizzonte delle tue speranze che non lascia scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli, perché sei stato tu a generarlo. In stato di grazia, Murgia scrive per tutti noi un libro estremamente originale che rimanda a una costellazione di altri grandi libri: Il crollo di Fitzgerald, Lo zen e il tiro con l'arco di Herrigel e L'anno del pensiero magico di Didion.